«Questa situazione durerà ancora a lungo»

Sabato 28 Marzo 2020
L'EPIDEMIA
ROVIGO La battaglia sarà ancora lunga. E le armi per combatterle sono ormai note. Il direttore dell'Ulss Antonio Compostella ribadisce che la prima è l'isolamento domiciliare, ieri erano 522 persone, «più importante dei tamponi, perché permette di spezzare possibili catene di contagio. Questo virus è un nemico subdolo. Nei contagiati, anche negli asintomatici che sono comunque contagiosi, resta a lungo, le guarigioni ed i ricoveri sono lunghi. Questo è un aspetto preoccupante e impegnativo per l'organizzazione sanitaria, perché i degenti rimangono a lungo in ospedale. Per questo individuare il San Luca come ospedale Covid e l'attivazione di un buon numero di posti letto è stata una scelta fondamentale. Io non voglio essere una Cassandra e non son nemmeno l'indovino Tiresia, ma questa situazione continuerà a lungo: non so se due, quattro o più mesi, non voglio lanciarmi in previsioni difficili, ma certamente a lungo. Immagino che molti siano stanchi delle restrizioni alla vita quotidiana e sociale, ma è l'unica difesa, abbiamo bisogno di guadagnare tempo per conoscerlo di più per mettere a punto risposte farmacologiche. E per guadagnare tempo dobbiamo continuare ad essere rigorosi nel rispetto delle regole in particolare non uscire se non per motivazioni strettamente necessarie».
VISITE VIETATE
Giorni difficili per tutti. Per le rinunce, compresa quella delle visite ai parenti ricoverati, anche per altre patologie. All'ospedale di Adria sono sospesi da mercoledì gli accessi liberi dei visitatori dei degenti, in quello di Rovigo le visite ai pazienti dell'Area chirurgica. I familiari degli ospiti delle case di riposo non possono più vedere i loro cari da tempo.
I CONTROLLI
Si può uscire di casa solo per comprovati obblighi o necessità, anche se c'è chi se ne infischia rendendo tutto più difficile per tutti, come i due stranieri fermati e sanzionati ieri della Finanza, ma soprattutto i due giovani beccati dalla polizia che hanno ammesso di fregarsene delle disposizioni e di essere reduci da una festa a casa di amici. Comportamenti di singoli che rischiano di avere effetti per tutti. Perché fino a quando ci saranno contatti a rischio, si riazzera il contatore dei 14 giorni, allungando così la necessità di mantenere in vigore le pesanti restrizioni. Scuole chiuse, campionati finiti, fabbriche che si fermano. Qualcosa che fino ad un paio di mesi sarebbe apparso fantascienza. Eppure è tutto tremendamente reale. Così come reali sono i numeri. Come quelli dei morti. In Polesine i decessi ascrivibili al Coronavirus sono stati due, la 91enne di Bergantino Bruna Trentini ed il 90enne di Occhiobello Gianfranco Bovo. Ma era polesano, di Concadirame, anche Ferruccio Zerbinati, 85 anni, uno dei tanti morti fra i ricoverati nella casa di riposo di Merlara. Ed era polesano, anche se da anni viveva a Cento, Severino Siviero, 57 anni, quindi non un anziano.
MORTO IN EMILIA
Severino, originario di Porto Viro, soffriva di diabete. Si è spento mercoledì, all'ospedale di Lagosanto. «Ciao papà il triste messaggio che il figlio Matteo ha affidato ai social - non avrei mai pensato di trovarmi qui a scrivere una cosa del genere. Te ne sei andato così, senza nessun preavviso per un maledetto virus. Vorrei aver potuto sentirti almeno per l'ultima volta». Particolarmente addolorato per la notizia l'ex vicesindaco portovirese Roberto Tortello: «È stato un grandissimo amico, ho passato indimenticabili momenti con Severino, ricordi indelebili. Sapeva affrontare le sue difficoltà con un sorriso e non farle pesare sugli altri. Grazie amico mio di avermi dato la possibilità di esserti stato amico e di aver condiviso con te dei momenti di vita che non si potranno mai cancellare. Riposa in pace guerriero».
F.Cam.
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