Qualità acque: Po bocciato, Adige benino

Mercoledì 10 Novembre 2021
Qualità acque: Po bocciato, Adige benino
CORBOLA
Il Po entra nella lista nera dei fiumi secondo i dati di Arpav sullo stato delle acque superficiali: nel 2020 è stato fra i bacini idrografici meno virtuosi per stato chimico insieme a Bacchiglione, Fratta Gorzone e bacino scolante della laguna di Venezia. All'opposto, l'Adige è al quarto posto fra quelli con dati migliori, anche se non certo impeccabili, dopo Piave e Lemene. Proprio riguardo il Po, nel 2018-19-20 è stata rilevata la non conformità alla potabilizzazione delle acque superficiali nei siti di Corbola, Villanova Marchesana e Ponte Molo a causa del superamento dello standard di qualità ambientale, come media annua, di Acido aminometilfosfonico, Ampa, prodotto di degradazione del Glifosate, e Pfos; nel 2020 a Villanova Marchesana è stata verificata anche la non conformità per i pesticidi totali.
PREOCCUPAZIONE
Aspetti che non mancano di sollevare preoccupazione, ma che in sostanza confermano la fondatezza della scelta di Acquevenete di puntare alla dismissione progressiva delle centrali di potabilizzazione sul Po e al potenziamento di quelle lungo l'Adige, a cominciare da Boara Polesine, ma anche quella di Badia insieme a Piacenza d'Adige e Anguillara Veneta con un masterplan che prevede investimenti per circa 16,5 milioni. In ogni caso, visto anche che anche l'Adige, sotto il profilo dei residui di pesticidi, non è esente da ombre - per tre anni consecutivi, fra 2018 e 2020, anche in tre diverse stazioni di campionamento (Rosolina, Anquillara e, lo scorso anno, Badia), è stato superato il livello di Ampa - va salutato con estremo favore il fatto che, grazie al Sistema degli acquedotti del Veneto centrale (Savec), e a investimenti per ben 170 milioni, a partire dal nuovo campo pozzi di Camazzole, a Carmignano di Brenta, già Adria, Rosolina, Porto Viro, Loreo e Pettorazza ricevono l'acqua pedemontana, con un ampliamento della rete già in corso per quanto riguarda Corbola, Taglio di Po, Ariano, Porto Tolle, Papozze, Crespino, Gavello, Villanova Marchesana e Guarda Veneta. Senza contare, poi, quanto successo tre anni fa, con il collasso di Ognissanti della centrale di Boara, provocata dall'eccesso di fango dovuto alla piena dell'Adige, che ha lasciato Rovigo e comuni limitrofi a secco per ben 48 ore: un rischio che non si vuole più correre.
Francesco Campi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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