Pesce senza targa Chiuso un ristorante

Sabato 22 Febbraio 2020
IL CASO
ROVIGO Sette giorni di chiusura, sanzioni per almeno 4.500 euro e 40 chili di pesce sequestrati per mancanza di tracciabilità: è questo il boccone indigesto per un ristorante di Rosolina, a Volto, che giovedì è stato passato al setaccio dagli uomini della Capitaneria di Porto di Chioggia e dal personale del Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione dell'Ulss 5.
LE CONTESTAZIONI
Tre le note dolenti, con altrettante contestazioni di violazioni amministrative. La prima, appunto, relativa alla mancanza di tracciabilità di parte del prodotto conservato in cucina, ovvero di quelle indicazioni, obbligatorie per legge, che servono a permettere di identificare le partite e i loro spostamenti nel caso si verifichino problemi per la sicurezza alimentare. La seconda riguarda, invece, il mancato rispetto delle procedure del manuale Haccp, acronimo di Hazard analysis critical control point, ovvero analisi dei rischi e controllo dei punti critici, che è un documento di autocontrollo che tutte le realtà che operano nel settore della ristorazione devono redigere e rispettare. Per ultimo, ma non ultimo, il controllo ha messo in luce le cattive condizioni igienico sanitarie dei locali.
LE SANZIONI
L'importo delle sanzioni, spiega la Capitaneria in una nota, ammontano a 4.500 euro nell'ipotesi più favorevole al trasgressore: in caso di ammissione di colpevolezza e contestuale pagamento in misura ridotta. La chiusura per una settimana, invece, è «a titolo di sanzione e per il ripristino dei requisiti minimi sanciti dalla legge, a seguito delle pessime condizioni igieniche dei locali rilevate dal Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione dell'Ulss».
ALTRE VERIFICHE
Il controllo che rientra, si spiega, «nell'ambito delle consuete verifiche ordinariamente espletate sul territorio dalla Capitaneria di Chioggia per scoraggiare la distribuzione, vendita e somministrazione di pescato dalla dubbia provenienza, a garanzia della qualità dell'alimento e a tutela della salute dei consumatori», ha interessato, sempre giovedì, anche un grossista e un secondo ristorante, risultati però perfettamente in regola. Sui nomi delle realtà interessate dalle verifiche, tuttavia, dalla Capitaneria arriva un secco rifiuto: «Non forniamo mai indicazioni per l'identificazione dei locali interessati dai controlli, anche perché a sanzioni concluse, tutto torna a essere in regola».
I PRECEDENTI
Lo scorso giugno la Capitaneria aveva controllato cinque ristoranti e una pescheria, fra Rovigo e Occhiobello, con il sequestro, in due ristoranti di Rovigo, entrambi gestiti da cinesi, di un quintale di pesce privo delle necessarie indicazioni di tracciabilità. Nell'ottobre 2018, invece, erano stati apposti i sigilli alla ditta di un rivenditore cinese, sequestrando un quintale e mezzo di pescato ed elevando sette sanzioni per un totale di 10.500 euro, in 45 controlli effettuati, spingendosi nell'entroterra, fino a Rovigo, con nove esercizi commerciali ispezionati: tre grossisti, la pescheria di un supermercato e cinque ristoranti.
LOCALI ITALIANI
Giovedì i controlli non hanno interessato imprenditori cinesi. Il comandante della Capitaneria di Chioggia, il capitano di fregata Michele Messina, da parte sua sottolinea, invece, come «i controlli che la Capitaneria svolge sono il frutto di un costante lavoro di monitoraggio espletato lungo tutta la filiera della pesca, dallo sbarco alla distribuzione, commercializzazione e somministrazione; per mantenere elevati gli standard qualitativi del pescato e garantire la salute dei consumatori, ma anche per tutelare i commercianti onesti e scrupolosi che rispettano le norme, contribuendo a una corretta e leale concorrenza di mercato, altrimenti penalizzata da qualcuno che, lucrando, mette a repentaglio la salute dei cittadini. Auspico per il futuro il prosieguo costante della fattiva collaborazione intrapresa con il Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione dell'Ulss 5, per i controlli sulla filiera della pesca».
Francesco Campi
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