Pd, annullate le convenzioni E il partito precipita nel caos

Venerdì 18 Gennaio 2019
POLITICA
ROVIGO Primi passi del congresso e già a Rovigo il Pd sembra deflagrare, tanto che incombe la possibilità di un commissariamento.
ORGANO DI GARANZIA
Mercoledì l'organo regionale di garanzia del congresso ha annullato il voto dei circoli di Rovigo centro, Buso-Sarzano-Mardimago e Borsea, che avevano visto Francesco Boccia, sostenuto da Nadia Romeo, trionfare con oltre il 95%, accogliendo il ricorso presentato dal consigliere regionale Graziano Azzalin, dall'ex deputato Diego Crivellari, da Carlo Bettio delegato regionale della mozione Zingaretti, da Marco Caberlotto delegato regionale della mozione Giachetti, da Giorgia Businaro e Manuel Berengan, rispettivamente coordinatrice e delegato provinciale della mozione Martina, oltre ad altri iscritti dei circoli rodigini che lamentavano irregolarità nella convocazione degli iscritti al voto, ponendo anche un problema politico di gestione del partito e che avevano presentato una richiesta di spostare la data del voto, rimasta inascoltata.
IRREGOLARITÀ
Già la presentazione del ricorso aveva portato alle dimissioni del coordinatore provinciale della mozione Zingaretti Filippo Silvestri, oltre alla reazione sdegnata della Romeo che aveva bollato il tutto come «sterile polemica». La commissione provinciale per il congresso, presieduta da Angelo Zanellato aveva sospeso l'esito del voto, chiedendo ulteriore documentazione.
COMMISSIONE REGIONALE
Il superamento dei tempi previsti ha però portato tutto sul tavolo della commissione regionale presieduta da Raffaela Salmaso, che con 6 voti su 8 ha deciso che le convenzioni dei circoli di Rovigo dovranno essere riconvocate. Il verdetto ha riportato ai fasti del congresso del 2013, quando erano volati gli stracci in casa dem, ed era arrivato il commissariamento con Anna Maria Miraglia.
RISCHIO COMMISSARIO
Oltre un lustro dopo, con un panorama politico ormai completamente diverso, le battaglie tornano a divampare. Sono volate parole grosse, nelle chat e negli incontri. Il segretario provinciale Giuseppe Traniello Gradassi, sconsolato, allarga le braccia: «Non ne posso più di queste baruffe». Nella lettera che ha inviato ai rappresentanti di tutte le mozioni, predica la calma: «Al di là delle spiacevoli divergenze emerse e per le quali non entro nel merito, rilevando solo il corretto comportamento degli uffici di segreteria provinciale, sono per invitarvi ad un modus operandi che nonostante le differenze non porti esternamente disdoro al partito, sminuendone comunque credibilità e consenso. Il partito ha luoghi e modi di regolazione e controllo interni che tutti conoscete e quelli sono i luoghi per eventuali confronti».
INFURIATO
Meno diplomatico il presidente provinciale dell'assemblea e consigliere comunale Nello Chendi: «È una cosa infame: ha votato quasi l'80% degli iscritti e la fantomatica commissione di garanzia decide di annullare il voto perché cinque persone non hanno ricevuto l'invito. Ma di cosa parliamo? Una cosa così non si è vista nemmeno nella Romania di Ceausescu. Come si può infoibare 300 persone che sono venute a votare? Poi, per le convenzioni che sono un passaggio congressuale che non conta nulla. Noi il congresso non lo rifacciamo. E' un ricorso inventato, è tutta una sceneggiata. Bisogna saper perdere. Azzalin accetti il declino, Crivellari e Businaro si rendano conto che non hanno mezzo voto. Sulle elezioni per il consiglio provinciale i sindaci del Pd hanno ignorato l'indicazione del partito per fare un inciucio col listone misto mare e va bene, un congresso in cui vota l'80% degli iscritti invece viene annullato perché vincono gli altri. Roba fuori dal mondo».
Francesco Campi
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