Pavarin attacca: «Non ci sono operatori no Vax in ospedale»

Lunedì 8 Febbraio 2021
Pavarin attacca: «Non ci sono operatori no Vax in ospedale»
ULSS 5
ROVIGO Il dito puntato sui quattro operatori sanitari, due infermieri e due Oss, non vaccinati e risultati positivi dai tamponi eseguiti dopo che il reparto di Geriatria nel quale lavorano è stato teatro di un focolaio interno all'ospedale di Rovigo, che ha visto 22 pazienti contagiati e trasferiti nei reparti Covid pur, assicura l'ufficio stampa dell'Ulss, senza aver sviluppato sintomatologia correlata, ha fatto scattare la risposta dei sindacati.
LO SCONTRO
Dopo le dure parole di Riccardo Mantovan della Fp Cgil, anche Cristiano Pavarin della Uil Fpl interviene per «sgombrare il campo da equivoci e possibili interpretazioni, più o meno volute, di una delicata situazione all'interno dell'ospedale di Rovigo con un nuovo focolaio interno, non il primo: se è vero che nel reparto di Geriatria, così come in altre unità operative, vi sono dei dipendenti che per ragioni direttamente collegate al rischio, non sono nelle condizioni di vaccinarsi, questo non vuol dire che siano persone che ne disconoscono il valore, tanto meno che siano responsabili del contagio, come più o meno velatamente ha lasciato intendere il commissario dell'Ulss Polesana. Come organizzazione sindacale siamo assolutamente convinti dell'importanza della campagna vaccinale e di quanto sia importante fare il vaccino soprattutto per chi lavora in ambienti ad alto rischio, ma siamo anche consapevoli, come lo è chi conosce la situazione, che esistono particolari situazioni personali, valutate non certo con leggerezza, nelle quali i possibili effetti collaterali della vaccinazione, così come riportati, potrebbero creare problemi peggiori. È proprio per questo che come lo stesso commissario si è più volte trovato a rimarcare, che non esiste l'obbligo giuridico».
COMPOSTELLA RIBATTE
Mentre su Rovigo, soprattutto dopo il tweet del virologo ad alta esposizione mediatica Roberto Burioni, si sono accesi anche i riflettori delle televisioni nazionali, il direttore generale dell'Ulss Antonio Compostella rimarca la propria posizione: «Voglio sottolineare come al centro del dibattito, a mio parere, ci siano i temi della sicurezza e della responsabilità, in particolare nei confronti dei soggetti fragili, quali sono i pazienti. Un operatore sanitario, medico, infermiere, Oss, tecnico, ancora prima del dovere contrattuale, ha il dovere etico e deontologico di preoccuparsi della sicurezza di chi assiste. Pertanto, in questo contesto di pandemia, avendo ora a disposizione il vaccino come strumento sicuro ed efficace per prevenire il contagio e le sue conseguenze, vaccinarsi diventa un atto doveroso».
«Ci sentiamo di rassicurare i cittadini del Polesine - aggiunge Pavarin - rispetto alla serietà degli operatori della nostra sanità rispetto alla loro professionalità, serietà e dedizione. E possiamo assicurare che non esiste alcuna opposizione al vaccino, alla faccia di quanto qualcuno vuol comodamente far passare, non esistono no Vax. È stato lo stesso commissario Compostella a sottolineare come possano essere tre le possibili strade di ingresso del virus, noi ne vogliamo evidenziare una, proprio partendo dalle sue parole, ma evitando di lanciare accuse. Qualcuno dovrebbe spiegare come mai la stessa azienda sanitaria imponga la quarantena ai nuovi ingressi, ma non la applichi, invece, in un reparto che ospita pazienti anziani non autosufficienti con patologie, spesso provenienti dalle stesse strutture. Perché non va certo scartata l'ipotesi che il virus si sia manifestato perché sfuggito al calendario delle esecuzioni dei tamponi, ripetuti in intervalli di tempo che lasciano alcuni vuoti».
LA CAMPAGNA
Intanto, però, manca una settimana al via della nuova fase della campagna vaccinale, quella che coinvolgerà gli ultraottantenni a partire dai nati nel 1941. In questi giorni è nel frattempo ripresa la vaccinazione proprio degli operatori sanitari che per carenza di dosi, erano rimasti tagliati fuori. A sabato era salito a quasi ottomila, 7.976, il numero dei polesani che avevano ricevuto la prima dose, 3.613 fra ospiti e operatori della Rsa e 4.363 tra gli operatori sanitari, mentre a 6.587 quello di quanti avevano ricevuto anche la seconda dose.
Francesco Campi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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