Padre Albano, una vita per gli altri strappata dal Covid

Domenica 24 Gennaio 2021
Padre Albano, una vita per gli altri strappata dal Covid
LA STORIA
ROVIGO Il missionario polesano padre Albano Passarotto ha vissuto le privazioni fino a quella estrema della vita e lo scorso 21 luglio all'età di 80 anni, è morto a causa del coronavirus. Tra le vittime della pandemia c'è infatti anche chi, come padre Albano, da missionario vincenziano ha passato la vita a dare conforto all'umanità sofferente.
Padre Albano ha trascorso 56 anni in Madagascar: gli ultimi 15 soprattutto accanto ai bambini più poveri, dando speranze e istruzione. Guidava infatti a Fort-Dauphin una scuola con 1.400 alunni, da lui fondata adattando prima una vecchia falegnameria della missione e trasformandola in un'aula. Poi costruendo progressivamente alcune capanne di legno vicino al mare e adattando altri locali, con i pochi mezzi a disposizione, per dare istruzione e cibo a bambini e ragazzi di famiglie poverissime; altri provenivano invece da un piccolo orfanotrofio, e alcuni da una vicina discarica dove si adattavano a sopravvivere.
I NATALI
Con il suo esempio padre Albano Passarotto, soprattutto in fasi difficili come l'attuale, in cui la vicinanza, il contatto e lo stare insieme sono diventati una minaccia, ricorda la misericordia di essere sempre l'uno per l'altro. Era nato a Ca' Donà da Francesco e Olga Mastellaro, e la famiglia - completata dai fratelli Graziano, Sergio, Antonio e Lidia, l'unica oggi rimasta in vita - viveva in una casa bifamiliare nella corte del Conte Donà delle Rose. Il padre accudiva al bestiame ed era un buon lavoro in un momento economicamente complicato. Ma con l'alluvione del 51 l'unica casa della zona a cadere per l'irruenza delle acque fu proprio quella in cui abitava la famiglia Passarotto, che così rimase per lunghi mesi a vivere sul granaio della Corte. Finché, stanca di trovarsi in una situazione tanto precaria, decise di emigrare. Prima si trasferì in provincia di Cuneo, poi in provincia di Savona. Albano rimase invece a San Martino di Venezze per finire la quinta elementare. Poi andò nel Bergamasco, a San Pellegrino, e una signora sfollata come lui da San Martino gli fece da tramite manifestando a una suora la sua vocazione e l'intenzione di entrare in seminario. L'aiuto del farmacista del paese sostenne finanziariamente Albano per tutti gli studi e nel 1965 fu ordinato sacerdote. Nel 1967 padre Albano partì missionario in Madagascar. I primi anni visitò le cristianità dei villaggi. Poi alcune parrocchie di piccoli centri. In seguito, per molti anni, fu incaricato della formazione nel seminario interno. E circa 17 anni fa si trovò davanti al problema dei bambini della strada.
LA MISSIONE
«Così - raccontava padre Albano in una lettera del 2015 - li abbiamo riuniti per intrattenerli, fare loro un po' di scuola e questo tutto semplicemente ai piedi di un albero. Visto che venivano volentieri, all'occasione di una riunione della FamVin di Fort-Dauphin, si è deciso di fare qualcosa di più per loro come scuola». Fiduciosi nella Provvidenza e in San Vincenzo, per iniziare i missionari poterono contare su 2.000 euro donati dalla Gioventù Mariana di Parigi: ben presto lo Stato la riconobbe come scuola elementare, e poco dopo si aggiunse anche la scuola materna. I bambini la frequentavano volentieri, ma essendo poveri e molti venendo da lontano (anche un'ora e mezzo di cammino a piedi), si pensò anche a dar loro da mangiare a mezzogiorno: riso o manioca, a turno. Il numero degli allievi, attratti dal cibo oltre che dalla scuola, aumentò velocemente, e nel 2015 fu aperta anche la prima classe della scuola media.
Nicola Astolfi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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