Ospedali, c'è il rischio dello stop alle attività

Giovedì 29 Ottobre 2020
LA CURVA DELL'EPIDEMIA
ROVIGO Dopo un martedì nerissimo con oltre 100 positività emerse in 24 ore, ieri i numeri dei nuovi contagi sono stati nettamente inferiori, 19, ma a preoccupare sono gli ulteriori contagi nel focolaio della casa di riposo La Residence di Ficarolo, ben 11 emersi in altri ospiti con i tamponi rapidi e in attesa di conferma e uno già certificato dal tampone molecolare, per un totale di 22 ospiti, e la 15esima positività del focolaio nel reparto di Medicina dell'ospedale di Rovigo, un secondo medico, che si aggiunge al collega, all'infermiere, alla tirocinante e agli 11 degenti, ma soprattutto il +8 fra i ricoveri, due dei quali in terapia intensiva, che porta a 45 il numero di pazienti Covid nelle strutture polesane e avvicina al livello che farebbe scattare una riduzione ed una riorganizzazione dei servizi ospedalieri.
IL RISCHIO
A sottolinearlo è il direttore generale dell'Ulss Antonio Compostella: «I ricoveri stanno crescendo e questo è l'indicatore importate, ben più dell'andamento quotidiano delle positività: siamo vicini a quel livello per il quale dovremmo iniziare a ridurre alcune attività ordinarie per recuperare altro personale per l'assistenza dei pazienti Covid. Speriamo non doverlo fare, ma nel caso c'è già un percorso di riduzione, partendo dalle attività meno prioritarie. Il virus sta galoppando. A marzo e aprile utilizzavo la similitudine dell'alta marea: ora è più alta. Allora era stata drasticamente ridotta l'attività ordinaria di elezione, gli interventi programmati non urgenti, l'attività di ricovero programmata e l'ambulatoriale non urgente. Probabilmente non arriveremo a questo, me lo auguro, per il momento almeno non è così e tutta l'attività ordinaria prosegue. Ma se aumenta il numero di ricoverati dovremmo cominciare a ridurre le attività ordinarie e, anche se dovessimo arrivare a questo, le urgenze, l'attività oncologica e quelle rivolte ai pazienti più fragili, saranno sempre salvaguardate perché sono priorità assolute».
PERSONALE PER L'ASSISTENZA
Il punto è la particolare intensità necessaria per l'assistenza dei pazienti Covid che sviluppano forme gravi, alla faccia di chi ancora bolla il tutto come una banale influenza: «La stragrande maggioranza dei contagiati spiega Compostella sono asintomatici o con sintomi lievi, ma quando compare sintomatologia importante, che non è l'aumento della febbre ma l'insufficienza respiratoria, c'è bisogno di ricoverare. Stiamo mettendo a punto protocolli sempre più affinati per 118, medici di medicina generale, pediatri e specialisti, in modo da valutare nella maniera sempre più appropriata l'eventuale ricovero, perché è fondamentale preservare la disponibilità dei posti letto in ospedale. Ma quando il quadro clinico porta a problematiche importanti, le persone devono essere ricoverate: chiunque ha bisogno viene ricoverato ma il primo criterio è rappresentato dalla capacità di respirare bene o male, quindi la saturazione di ossigeno».
E l'attività di assistenza per un paziente positivo è molto più impegnativa anche dei pazienti non Covid in terapia intensiva, non fosse altro perché personale si deve bardare in una maniera che rende faticoso lavorare e i turni devono essere più corti e quindi il numero di operatori più alto. Se le persone attualmente positive in Polesine sono 439, con il numero complessivo da inizio epidemia arrivato a 1.107, e 930 quelle in isolamento domiciliare, il quadro ospedaliero al momento vede 27 pazienti in Area Medica Covid a Trecenta, con due nuovi ingressi di persone già risultate positive e in isolamento domiciliare che sono peggiorate, 8 in Malattie infettive a Rovigo, con tre ingressi e la dimissione di un paziente migliorato e posto in isolamento domiciliare, 6 pazienti in Terapia Intensiva Covid a Trecenta e 2 nuovi in terapia intensiva a Rovigo, che verranno presto trasferiti a Trecenta. A questi si sommano anche due neomamme ricoverate nell'area di isolamento di Ostetricia e Ginecologia. «Positive prima del parto spiega Compostella - sono arrivate a termine: abbiamo riattivato la vecchia sala parto, tenuta a disposizione proprio per eventuali casi di parti di mamme positive in modo che tutto fosse in assoluta sicurezza per loro e per le altre degenti. È andato tutto bene e i neonati non sono positivi perché il virus si trasmette solo per via aerea e quindi non da madre a feto. Chiaramente sono attentamente monitorati».
Francesco Campi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci