Nuovo contratto per i metalmeccanici ma i sindacati chiedono un rilancio

Mercoledì 11 Settembre 2019
Nuovo contratto per i metalmeccanici ma i sindacati chiedono un rilancio
LAVORO
Inizierà in Polesine la prossima settimana la presentazione alle assemblee dei lavoratori della piattaforma approvata da Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm per il nuovo contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici. Ma senza un rilancio politico del lavoro industriale, e quindi delle politiche economiche per sostenere crescita, investimenti e ridurre il prelievo fiscale (perché «il salario italiano netto è il più basso in Europa»), il rischio è che il settore metalmeccanico abbia in Polesine la stessa sorte del tessile, e cioè che possa sparire. A dirlo è Mirco Bolognesi della Uilm: ieri, insieme ai colleghi Riccardo Bego della Fiom-Cgil e Nicola Panarella della Fim-Cisl, hanno esposto nella sede Cisl di Rovigo i contenuti della piattaforma contrattuale.
DIFFICOLTÀ PRODUTTIVE
I timori per il futuro nascono dalle cifre registrate dal settore nell'ultimo decennio, e per il permanere di difficoltà produttive e la crescita delle ore di cassa integrazione. «Oggi la metalmeccanica conta in Polesine tra i 4.500 e i 5 mila lavoratori: essendo sempre stata un'area di indotto, rispetto ad altre realtà ha vissuto negli ultimi 10 anni difficoltà ben maggiori. Così Rovigo - hanno spiegato i rappresentanti sindacali - ha perso il 30% degli addetti al metalmeccanico in 10 anni. In Polesine l'area Zes può essere un'opportunità per recuperare un po'. Il settore tessile, però, l'abbiamo già perso tutto - ha ricordato Bolognesi - e rischiamo di fare la stessa fine col metalmeccanico, se non ci sarà un rilancio politico: stiamo diventando una provincia triste dal punto di vista industriale», ha concluso il segretario provinciale della Uilm. Bego della Fiom-Cgil ha poi precisato: «Ci sono settori però, come la cantieristica navale, che vanno bene in Polesine. È difficile capire, ad esempio, come sia possibile contare 250 auto nel parcheggio di un'azienda che conta solo una cinquantina di dipendenti».
PRECARIZZAZIONE
Il riferimento è alle norme del mercato del lavoro che aumentano la precarizzazione. E così il contrasto alla precarietà è tra gli elementi centrali della piattaforma, che se approvata dalle assemblee dei lavoratori, entro la fine di ottobre passerà al negoziato con Federmeccanica e Assistal. «Trai temi centrali della piattaforma - ha continuato Nicola Panarella della Fim-Cisl - ci sono anche la formazione dei lavoratori, sicurezza, salute, ambiente e il mercato del lavoro, che con i contratti a termine o di somministrazione non dà nessuna prospettiva ai giovani, e tanto meno agli over 50 che alla precarietà sommano le complicazioni dovute all'età. Poi, c'è la questione salariale: è vero che l'inflazione è attesa al 3,2% nel periodo 2020-2022, ma la richiesta di un aumento dell'8% dei minimi salariali e delle indennità tiene conto dei vantaggi che le industrie hanno avuto negli ultimi anni dalla flessibilità dei lavoratori, e dalla necessità di far recuperare potere d'acquisto». «Puntiamo anche - ha concluso Riccardo Bego della Fiom-Cgil - a un'espansione dei diritti dei lavoratori, di fronte ai cambiamenti del mondo del lavoro»: quindi, diritti di partecipazione e politiche attive, valorizzare la formazione per un contratto delle competenze, e una svolta sull'inquadramento, «fermo a uno schema vecchio 40 anni» ha detto Panarella.
Nicola Astolfi
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