«Non ce lo saremmo mai aspettato: sul corpo non c'erano segni strani»

Domenica 18 Agosto 2019
«Non ce lo saremmo mai aspettato: sul corpo non c'erano segni strani»
IL RACCONTO
ROVIGO «Non immaginavo nemmeno lontanamente che potessero accadere cose di questo genere contro la mia congiunta. Mai una parola al riguardo e sul suo corpo non abbiamo mai visto un solo ematoma». A parlare è la parente di una delle vittime deli maltrattamenti da parte di Oss e inservienti dell'Iras. La voce della donna che ha deciso di raccontare il suo caso è piena di amarezza. Ancora non riesce a capacitarsi di quello che ha provato in silenzio la sua anziana parente inferma, sottoposta da mesi a brutali vessazioni da parte di alcune persone nelle quali aveva sempre riposto la massima fiducia e che tante volte aveva incontrato durante le sue frequenti visite. La donna vittima delle violenze è ospite da molto tempo nella struttura assistenziale di San Bortolo, ricoverata nella camera del Reparto Arancio in cui il branco per molto tempo ha dato il peggio di sé. «Dopo avere letto sul giornale quello che era successo, venerdì mattina mi sono recata all'Iras nella speranza di poter capire se anche la mia parente era stata maltrattata racconta la donna Come me, anche altri familiari degli altri ospiti della struttura sono andati a chiedere informazioni e abbiamo trovato le psicologhe a spiegarci che stavano aspettando i dettagli dalla Polizia per capire quali persone abbiano subìto quelle malversazioni. Quando sono tornata a casa, all'ora di pranzo mi hanno chiamato per chiedermi se potevo andare a parlare con il direttore Luca Avanzi, il quale mi ha spiegato che la mia parente era una delle vittime degli indagati. Mi ha raccontato che le violenze sono state soprattutto verbali e che avevano già provveduto a sospendere i responsabili, informandomi anche della possibilità di pormi come parte lesa quando ci sarà il processo».
La donna va a trovare l'anziana parente all'Iras anche più volte alla settimana, ma in nessun caso ha immaginato che fosse sottoposta a quelle violenze registrate dalla Squadra Mobile nei due mesi di intercettazioni ambientali. Le otto donne e l'uomo che mercoledì mattina sono stati sospesi dal lavoro e che, oltre al quasi certo licenziamento, rischiano grosso in ambito penale, hanno offeso e umiliato alcuni anziani non-autosufficienti del cosiddetto nucleo arancione.
«La mia parente racconta la signora non mi ha mai detto nulla di questi maltrattamenti, nemmeno una parola che mi avesse fatto almeno capire quello che avveniva lì dentro, per questo io non ho mai pensato potessero accadere cose simili. L'unica cosa me l'ha detta venerdì, quando mi ha detto frasi confuse come lo pago io l'avvocato o facciamo il processo».
RETTA MENSILE
La retta che lei e la famiglia sono chiamati a pagare è di circa 1.600 euro, a cui riescono a far fronte grazie alla sovvenzione del Comune, perché altrimenti, con la sola pensione dell'anziana, non riuscirebbero. «Se abbiamo pensato di spostare in un'altra struttura? Non so nemmeno come potremmo fare spiega perché possiamo mantenerla lì solo grazie al Comune». Il direttore generale Luca Avanzi ci ha tenuto a sottolineare come in questa situazione anche l'Iras ne esca danneggiata, dal momento che quei maltrattamenti sono stati perpetrati da alcune mele marce che non rispecchiano il modo in cui si lavora in questo ente, usando le sue stesse parole, precisando inoltre che al termine del già avviato procedimento disciplinare, quelle persone molto probabilmente saranno licenziate in tronco.
A.Luc.
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