Musei, Adria e Fratta nel lombardo-veneto

Domenica 18 Agosto 2019
GESTIONE MUSEALE
ROVIGO «Proprio un bel regalo ferragostano!». E' ironico il primo commento di Cristiano Corazzari, assessore regionale leghista a Sicurezza, Cultura e Identità veneta, alla domanda sull'accorpamento del sistema museale veneto con quello lombardo, deciso dal ministro dei Beni culturali, il pentastellato Alberto Bonisoli, con un decreto del 14 agosto. Un'ironia nella quale si insinua, però, subito un moto di delusione che rispecchia appieno i controversi rapporti politici del momento tra i due amici-nemici di Governo.
REGIONE CONTRARIA
«Ne ho parlato anche con i miei colleghi di Giunta dice Corazzari e tutti condividiamo una grande perplessità sul contenuto del decreto. E non staremo fermi a guardare. Quello che mi trova assolutamente contrario è l'idea di una fusione tra il polo museale veneto e quello lombardo». E il motivo non è certo un'antipatia per i vicini lombardi con i quali, invece, c'è una certa affinità politica, almeno a livello istituzionale, ma il contrasto tra il decreto ministeriale e la scelta di fondo della Giunta regionale veneta, che ha puntato tutto sull'autonomia.
AUTONOMIA VIOLATA
«È stata una scelta che abbiamo fatto anche a livello culturale spiega Corazzari tra le 23 materie su cui abbiamo chiesto di poter decidere da soli, ci sono anche rilevanti aspetti di carattere culturale, di tradizione e di identità, per i quali la gestione del sistema museale è parte fondamentale. L'accorpamento, la fusione del nostro polo museale con la Lombardia, non tiene in alcun conto questo aspetto, mentre sarebbe stato opportuno che almeno una consultazione, una condivisione delle intenzioni del ministro ci fosse stata comunicata».
FUSIONE
Aspetti di metodo e principio, quindi, sono alla base del disappunto degli amministratori veneti, ma anche questioni pratiche, prima fra tutte la gestione quotidiana dei 29 musei che, da qui a pochi giorni, il 22 agosto, verranno unificati sotto una unica responsabilità. «Non è solo il numero degli enti interessati a questa riforma osserva Corazzari che può rendere difficoltosa la gestione, ma è anche la grande diversità dei due contesti regionali che rende improponibile usare le stesse misure per tutte le realtà museali. Tanto più che il polo museale veneto funziona senza eccessivi problemi e non si vede il motivo di fonderlo con un'altra realtà che ha, probabilmente, esigenze diverse». E alla considerazione, peraltro puramente teorica, che i due sistemi regionali possano imparare qualcosa l'uno dall'altro, Corazzari risponde che «non c'è alcuna preclusione da parte veneta a un rapporto di collaborazione con il sistema lombardo e, ovviamente, anche con le altre regioni. Ma una cosa è collaborare nella reciproca autonomia, altra cosa è essere inquadrati tutti nello stesso modo». E le stesse perplessità, Corazzari ritiene che possano appartenere anche al suo omologo lombardo.
ECONOMIE DI GESTIONE
E l'aspetto economico? Di solito gli accorpamenti si fanno per ragioni di risparmio e un settore come quello culturale di risorse ha sempre bisogno. «Se le fusioni sono state decise solo con l'idea di risparmiare qualche soldo, allora sono ancora più perplesso spiega l'assessore Io credo che il valore dei musei sia la loro capacità di promuovere il territorio, di organizzare mostre e iniziative a contatto con la popolazione e il tessuto sociale. E' da una politica di questo genere che si ottengono risorse per gestire i musei, non tagliando qualche stipendio da direttore». Ma se il quadro è così negativo, perché non c'è stata alcuna avvisaglia? Se il decreto attuativo Bonisoli l'ha firmato il 14 agosto, infatti, va anche detto che il provvedimento generale è stato approvato dal Consiglio dei ministri il 19 giugno. Come mai la componente leghista del Governo non ha segnalato le possibili discrepanze rispetto alle richieste di autonomia?
NESSUN PREAVVISO
«Purtroppo non ci è arrivato alcun segnale in questo senso dice Corazzari credo che il provvedimento sia stato presentato come un atto di riforma del ministero dei Beni culturali, una sorta di procedura interna, di cui non si sono percepite appieno le possibili conseguenze». E anche la firma del decreto attuativo a Ferragosto non sarebbe solo dovuta alla fretta per una possibile crisi di Governo ma anche, dice Corazzari «la conseguenza di una rapporto difficile tra noi e Roma».
Diego Degan
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci