«Meno di un plesso su due ha spazi extra da utilizzare»

Venerdì 29 Maggio 2020
I NODI DEL PERSONALE
ROVIGO Come cambierà la scuola a settembre con il previsto ritorno degli studenti nelle aule? Il protocollo necessario a garantire la riapertura nella massima sicurezza non è stato ancora approntato. Ma in base ad alcune anticipazioni, e sulla scorta di un questionario nazionale che ha raccolto 3.500 risposte attraverso rappresentanti nelle Rsu e dirigenti scolastici iscritti al sindacato, la Cisl Scuola ha provato a inquadrare la situazione, ricavandone dati piuttosto preoccupanti. La situazione generale descritta dalle risposte al questionario va comunque inserita nei contesti locali, e in Polesine - anche per la particolare configurazione allungata del territorio - si aggiungeranno ulteriori difficoltà a quelle prevedibili per gli studenti negli spostamenti da casa a scuola, in base alle misure nei trasporti pubblici per evitare il contagio, e alla rimodulazione degli orari secondo gli orari scaglionati in ingresso, anche fino alle 10 per chi frequenta le scuole superiori.
INGRESSI CADENZATI
«Le risposte al questionario nazionale - spiega Stefania Botton (foto), della segreteria dell'Ust Cisl Padova-Rovigo - dicono ad esempio che la possibilità di utilizzare spazi esterni alternativi all'aula è limitata a meno della metà delle scuole (48%), che il 20% degli istituti scolastici non ha la possibilità di organizzare varchi distinti per l'ingresso e l'uscita, e che applicando i criteri di distanziamento tra i banchi non sarà facile organizzare le attività in classe per gruppi ridotti. Solo una minima percentuale delle aule potrebbe accogliere più di 15 studenti, mentre in circa il 53% dei casi il numero di studenti in aula potrà variare rispettando le distanze da 10 a 15, e il 32% delle aule farà entrare meno di dieci alunni». Una soluzione, allora, potrebbe essere utilizzare spazi alternativi alle aule, che però «hanno a disposizione meno della metà delle nostre scuole (48%) - ribadisce Botton -, mentre per l'altra metà degli istituti il 21,5% non ha spazi, e il 30,5% li ha solo per una minima parte dei propri edifici. Poi, spazi ampi come un'aula magna li hanno solo il 26% delle scuole e la soluzione di utilizzare per la didattica anche le palestre non arriva al 40%». Le anticipazioni sui suggerimenti del protocollo elaborato dal Comitato tecnico scientifico, e presentato al Ministero dell'Istruzione, prevedono tra l'altro la didattica a distanza solo alle Superiori. In questo scenario, con il frazionamento degli ingressi e la suddivisione delle classi in gruppi, per il riavvio delle lezioni in presenza si richiedono quindi spazi extrascolastici - ad esempio con progetti da condividere con i Comuni e l'associazionismo -, e si rende necessario investire negli organici. «Su questo tema - continua Botton - l'esigenza avvertita da tutti e cinque i maggiori sindacati della scuola, Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil scuola Rua, Snals Confsal e Gilda Unams - è di mettere in ruolo al 1° settembre almeno una parte dei precari che hanno permesso per anni di fare funzionare la scuola. Docenti e personale Ata saranno pochi rispetto all'organico necessario per affrontare la riapertura delle scuole, davanti alla quale l'unica certezza, al momento, è che il prossimo anno scolastico avrà un numero di precari mai visto prima, oltre 200 mila». Il giudizio dei sindacati è di totale insoddisfazione e l'invio ai ministeri competenti della richiesta di svolgere un tentativo di conciliazione sul Decreto scuola - spiega Botton - proclama di fatto lo stato di agitazione, perché «l'accordo raggiunto dal governo sui precari è totalmente inadeguato».
Nicola Astolfi
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