LO SCENARIO
PADOVA Controlli incrociati dei dati anagrafici, filo diretto con

Lunedì 6 Luglio 2020
LO SCENARIO PADOVA Controlli incrociati dei dati anagrafici, filo diretto con
LO SCENARIO
PADOVA Controlli incrociati dei dati anagrafici, filo diretto con i sindaci, domande incalzanti ai diretti interessati. Una vera e propria attività investigativa, ma a condurla questa volta è il personale in camice bianco. Nell'ultima settimana lo staff del Dipartimento di Prevenzione dell'Ulss 6 Euganea ha lavorato sodo per ricostruire la lista dei contatti dell'imprenditore vicentino Lino Fraron, titolare della Laserjet di Pojana Maggiore ricoverato con tampone positivo al Covid dopo un viaggio di lavoro in Serbia. La pista che interessa gli uomini dell'Ulss 6 è quella cinese. Tutto parte da una quarantenne residente a Cadoneghe - la donna che domenica 28 giugno ha accompagnato l'imprenditore in pronto soccorso -, ma sono interessati anche la sorella cinese e il marito italiano di quest'ultima, che vivono in centro a Padova. Tutti e tre erano già stati coinvolti un anno fa in un'inchiesta su massaggi e prostituzione. Ora per accertare i contatti di Fraron, segnalato alla Procura per le sue presunte negligenze dopo il campanello d'allarme dei primi sintomi, sono pronti a scendere in campo anche i carabinieri dei Nas.
L'INCONTRO
La figura chiave per ricostruire la mappa del contagio è quella della quarantenne di Cadoneghe, in Italia da più di dieci anni. È lei domenica 28 giugno a ricevere la telefonata del manager di Sossano (Vicenza) e ad accompagnarlo al pronto soccorso. Ed è sempre lei, il giorno dopo, a presentarsi all'ospedale di Schiavonia risultando positiva al tampone. Ora, per la prima volta, la donna parla a Il Gazzettino. «Io e lui siamo amici tramite una mia zia che vive nel suo paese - racconta dalla sua casa di Cadoneghe, dove si trova in isolamento con lievi sintomi -. Quella domenica il suo aiutante domestico non c'era, lui non si sentiva bene e mi ha chiesto aiuto. Io con la macchina sono andata a prenderlo e l'ho accompagnato in pronto soccorso a Noventa Vicentina. Ha fatto il tampone e ho aspettato fuori. Poi mi ha comunicato che era positivo. Da lì è stato trasferito a Vicenza». La donna smentisce qualunque voce sul rapporto con l'imprenditore («Ma quale massaggiatrice, sono solo un'amica»), ma intanto non è chiara la sua posizione lavorativa. «Sono disoccupata» avrebbe dichiarato al personale dell'Ulss lunedì scorso. «Sono impiegata in un'azienda di Torri di Quartesolo» ha però detto ieri a Il Gazzettino.
LA FAMIGLIA
Nel lavoro di indagine il Dipartimento di Prevenzione ha poggiato la lente d'ingrandimento sulla sorella trentottenne della donna e sul marito italiano. La prima, titolare negli anni passati di un bar a Lozzo Atestino e ora di una profumeria ad Adria, è stata in isolamento pochi giorni, ma poi è stato appurato che non aveva avuto rapporti con la sorella nell'ultimo mese. Sembra scongiurato, quindi, l'allarme per Lozzo e per Adria (in profumeria ultimamente lavorava solo una commessa). Il marito italiano, invece contatti con la cognata ne ha avuti e quindi è ancora in isolamento. L'Ulss ha invitato loro ad effettuare il tampone, fino ad ora non eseguito. L'unico obbligo è l'isolamento domiciliare di 14 giorni, con telefonate quotidiane del personale sanitario per verificare la situazione.
«Abbiamo ricostruito tutti i contatti e tutto è sotto controllo - spiega la dottoressa Lorena Gottardello, responsabile del Dipartimento di Prevenzione -. Attualmente abbiamo in isolamento 26 persone che riguardano gli ultimi tre casi di contagi». I casi risalgono tutti e tre al mese di giugno. Due donne moldave, una a Padova e una a Tribano, più la cinese di Cadoneghe.
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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