Le piscine e il balletto delle colpe

Mercoledì 12 Dicembre 2018
Le piscine e il balletto delle colpe
IL POLO NATATORIO
ROVIGO Nel gioco della ricerca delle colpe, del chiamarsi fuori, delle accuse reciproche, alla fine emerge il deviare dall'unico aspetto che al momento conta: il raggiungimento di una soluzione, la meno dolorosa possibile per la città. Dopo si potrà anche capire quali colpe ci siano state in tutta la vicenda della nuova piscina, per rendersi conto, probabilmente, che ce ne sono state tante e sono diverse a seconda dei livelli dei momenti, politiche e tenciche, così come non pare indenne l'amministrazione attuale, se è vero che in nome di una soluzione che non è arrivata nonostante miriadi di ipotesi e sequele di annunci, non ha seguito, magari, la strada indicata dal commissario Claudio Ventrice che aveva pressoché raggiunto un'intesa con Unipol Banca che sarebbe costata circa 4,5 milioni invece degli attuali 6,3.
RESPONSABILITÀ DIFFUSE
Le colpe, o le mancanze che dir si voglia, sono molto più spalmate e coinvolgono non solo dirigenti, ma anche sindaci, assessori e consiglieri comunali, sia per i loro voti che forse anche la commissione consiliare d'inchiesta che venne fatta e che non portò ad alcuna posizione o atto che fosse un indirizzo per gli amministratori su come uscirne. Su tutto, poi, aleggia lo spettro di una possibile indagine della Corte dei conti quando un domani sul Comune, pagando il debito, potrebbe aprirsi l'ipotesi della creazione di un danno erariale.
LA CRONISTORIA
Se questi sono gli aspetti che toccano le scelte e i comportamenti, c'è in ogni caso una cronologia di eventi da valutare e che nei giorni scorsi aveva portato puntualizzazioni (che scaricavano le famose colpe sull'apparato tecnico del municipio) da parte del presidente del consiglio comunale Paolo Avezzù, sindaco dal 2001 al 2006 quando nacquero l'idea, il progetto e la convenzione per il polo natatorio, insieme all'ancora oggi assessore Luigi Paulon e all'ex assessore Nello Piscopo.
A firmare all'epoca la convenzione con le imprese costruttrici e Veneto Nuoto, fu il dirigente ai Lavori pubblici Alberto Moscardi, oggi a Porto Viro e Sant'Urbano (Padova). «I dirigenti attuano, come fanno sempre, il mandato che ricevono dalla giunta e dal consiglio comunale - ricorda - ho eseguito le direttive politiche ricevute». Direttive anche pressanti perché la convenzione si facesse, nonostante la dirigente della Ragioneria, Nicoletta Cittadin, non fosse d'accordo sullo schema della convenzione stessa.
LA DECISIONE
«Ognuno oggi può dire la sua - prosegue Moscardi - ma la vecchia piscina era cadente e costava troppo mantenerla. Il project financing all'epoca era un sistema in voga, ma ai primi passi e le clausole che esistevano al tempo, oggi non si mettono più. Per certi versi c'è stata anche sfortuna su come sia andata, l'intento degli amministratori era valido. A posteriori possiamo dire che il contratto è penalizzante, però se il Comune avesse costruito la nuova piscina, non è che avrebbe speso meno di quanto oggi deve saldare di debito. Cosa sia successo in questi anni, non lo so, perché non ho più lavorato a Rovigo».
IL LODO BALDETTI
Prima del fallimento di Veneto Nuoto e della ricaduta del debito del mutuo con Unipol Banca sulle spalle del Comune, c'è la storia, ancora in corso perché si attende la sentenza di appello, del cosiddetto lodo Baldetti. Ossia la condanna del Comune, ancora a marzo 2014, a pagare 1,3 milioni a Veneto Nuoto per i ritardi nella cessione dell'ex piscina di viale Porta Adige e nelle successive concessioni per la costruzione di nuovi immobili.
«La sentenza del lodo non dà colpe all'amministrazione Merchiori (in carica dal 2006 al 2011, ndr) - ricorda l'ex assessore all'Urbanistica Luigi Osti - perché ha verificato che non c'erano ritardi da parte nostra, a causa degli errori che i proponenti il project avevano fatto nel definire le aree, mettendo in mezzo zone demaniali ovviamente incedibili. Quel frazionamento errato venne risolto e il 31 marzo 2011 (lo ricordo perché operato al mattino alla spalla, al pomeriggio ero in Comune) venne approvata la cessione, uno dei nostri ultimi atti. A quel punto la società e i dirigenti comunali sarebbero dovuti andare dal notaio a completare l'iter. Cerano anche problemi notevoli, documenti mancanti e via dicendo. Nel frattempo era subentrata l'amministrazione Piva e lo stallo oggetto della causa è avvenuto dal 2011 al 2013. Andando indietro, però, ricordo che in consiglio, quando eravamo all'opposizione, votammo contro quella convenzione capestro, ma una volta diventati amministratori, come era nostro dovere, avevamo portato avanti gli impegni assunti dal Comune. Recedere, peraltro, sarebbe stato costosissimo».
Luca Gigli
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