LA PROTESTA
ROVIGO Al grido di libertà e vogliamo lavorare ieri pomeriggio

Martedì 27 Ottobre 2020
LA PROTESTA
ROVIGO Al grido di libertà e vogliamo lavorare ieri pomeriggio sono insorti i titolari di bar, ristoranti, negozi, titolari di palestre e professionisti contro il Governo Conte. Almeno 300 persone, duramente colpite dalle rigide restrizioni del nuovo decreto della Presidenza del consiglio, hanno protestato con urla e striscioni in piazza Vittorio Emanuele II. Una piccola delegazione è stata accolta in salone d'onore a palazzo Nodari da alcuni componenti della giunta Gaffeo, mentre la folla si spostava per il centro, oltrepassando l'area autorizzata per la protesta bloccando il traffico in corso del Popolo. Proprio per questi rallentamenti alla circolazione, a quell'ora molto intensa per il rientro a casa dal posto di lavoro, ci sono stati anche alcuni tafferugli tra automobilisti e manifestanti con spintoni e offese.
APPUNTAMENTO IN PIAZZA
L'appuntamento era stato fissato per le 18, proprio al momento della chiusura di bar, ristoranti e gelaterie, come imposto dal nuovo Dpcm. Ampio lo spiegamento delle forze dell'ordine, schierate in piazza per monitorare la situazione, visti gli esiti delle proteste in altre città italiane. Un po' alla volta sono cominciati ad arrivare noti titolari di bar del centro, come quelli del Caffè Nazionale, del ristorante Prosciuttiamo e dell'osteria Ai Trani. Tra loro c'era anche Cristina Bordon del Crimi Bar di via Cavour: «Siamo qui perché per noi questa limitazione degli orari è un grosso problema: abbiamo anche noi obblighi cui fare fronte, crediamo che la chiusura anticipata non limiti il virus. Forse servivano soluzioni diversificate. Ci sono altri modi per intervenire. Un intervento del sindaco? Lo spero tanto, Edoardo Gaffeo è una persona di cuore. Vediamo se può fare qualcosa per gli orari ed essere più elastico».
MESSAGGIO DEL SINDACO
Il primo cittadino, pur assente dal municipio per motivi di salute, nel pomeriggio ha affidato a un comunicato stampa il suo pensiero di vicinanza ai manifestanti: «L'applicazione della legge è un compito altissimo e imprescindibile dell'Amministrazione. In una fase delicata come l'attuale, non è possibile tuttavia sentirsi indifferenti al grido d'aiuto proveniente da tutte le categorie economiche e produttive, a cui, in nome del perseguimento della salute pubblica, è richiesto un sacrificio pesantissimo. L'auspicio è che il giusto ristoro da parte dello Stato giunga in tempi rapidi. L'impegno, come Amministrazione, è quello di fare tutto quanto in nostro potere per aiutarvi». Ma anche Gaffeo si ritrova con le mani legate, l'unica cosa che può fare è sostenere con politiche attive le attività commerciali bloccate dal decreto.
GLI INVISIBILI
«Noi non esistiamo - ha detto Mariano Aglio, rappresentante di Cna Benessere e Salute, titolare di un noto negozio di acconciature, rivolgendosi alla folla con parole idealmente rivolte al Governo - Noi siamo il Covid in persona. Ci dica lo Stato che differenza fa se le persone a un tavolo solo quattro o sei. Noi tutti abbiamo investito soldi: Conte ha avuto il coraggio di dire in tivù che la ginnastica si può fare anche a casa, che le palestre non servono». Proprio su questo argomento si è inserito l'intervento di Paolo Furegato, titolare di una associazione sportiva che utilizza la palestra della scuola Ipsia Marchesini: «Ci hanno chiuso un mese e mezzo e ci può stare. Ma a distanza di mesi, durante i quali ci siamo preparati e abbiamo speso soldi, ci dite all'improvviso di chiudere? Per insegnare a fare sport le persone hanno studiato, è un lavoro anche questo».
ARRABBIATA
Una delle più velenose contro le scelte dell'esecutivo giallorosso è stata Nadia Baratella, del Bar Cogheto di corso del Popolo: «Che venga a trovarci Conte. Siamo noi gli untori? I bar sono vuoti e gli autobus pieni. Non paghiamo più le tasse, vogliamo solo lavorare, non aiuti». Tra i protestanti anche una interprete di tedesco, che a causa della limitazione agli spostamenti non sa più come fare: «Sono un partita Iva, sono ferma da marzo», ha detto Laura Corciulo.
Alberto Lucchin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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