LA DIFESA
ROVIGO «Un attacco inaspettato e ingiustificato ai pediatri dal

Venerdì 25 Settembre 2020
LA DIFESA
ROVIGO «Un attacco inaspettato e ingiustificato ai pediatri dal parte del direttore generale dell'Ulss, che mi lascia alquanto sorpreso». Il presidente dell'Ordine dei medici di Rovigo e della Federazione degli Ordini del Veneto, Francesco Noce, ammette di non aver gradito le parole di Compostella sul fatto che, nei protocolli scolastici «manca il filtro dei pediatri» e che in questi giorni ci sono stati picchi fino a 99 tamponi eseguiti su bambini o ragazzi in età pediatrica.
MEDICI POLESANI
Il presidente dell'Ordine dei medici sottolinea come «l'uscita di Compostella stupisce anche perché i pediatri polesani hanno contribuito in maniera decisiva in questi mesi per evitare che il contagio si diffondesse. Ma non solo, in una delle riunioni che ci sono state, si erano dichiarati disponibili ad effettuare i tamponi ai bambini nelle strutture dell'Ulss, aumentando le loro ore di lavoro ed andando a turno ogni pediatra: sono state offerte soluzioni al lamentato problema di carenza di personale. Che poi, anche per quanto riguarda le Usca, Unità speciali di continuità assistenziale per la gestione domiciliare dei pazienti Covid che non necessitano di ricovero, è stato l'Ordine a correre in soccorso all'Ulss e a reperire i medici per la loro completa attivazione. Una di queste squadre potrebbe essere utilizzata anche per i tamponi scolastici».
TRIAGE TELEFONICO
Per il presidente Noce, «il fatto che i pediatri eseguano triage telefonici nei casi di bambini con sospetti sintomi Covid è una condizione imprescindibile, perché non possono correre il rischio di far andare in ambulatorio un paziente potenzialmente positivo con il rischio di contagiare gli altri bambini e, in caso di positività poi accertata, di dover chiudere lo studio per una settimana per la sanificazione. Poi, anche i dpi sono centellinati. Purtroppo, il Covid è in circolazione e le scuole possono essere un canale di trasmissione, nonostante tutte le cautele: non capisco perché si ritenga che eseguire tamponi per scongiurare ogni rischio di contagio rappresenti un problema. Anzi, è fondamentale per individuare le positività e avviare tempestivamente le indagini epidemiologiche. Capisco che è una situazione difficile e che i prossimi mesi potrebbero essere ancora più complessi, ma ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, comprese le famiglie alle quali è riservato un compito importante di controllo e prevenzione. Ai genitori rivolgo, a questo proposito, anche l'invito a vaccinare i propri figli per l'influenza: il vaccino è gratuito per i bambini fino ai sei anni ed è uno strumento utile per capire la causa di eventuali sintomi».
SINTOMI SOSPETTI
Proprio per quanto riguarda i sintomi, il sospetto Covid, secondo i protocolli scolastici, scatta in caso di «febbre, tosse, cefalea, sintomi gastrointestinali (nausea/vomito, diarrea), faringodinia, dispnea, mialgie, rinorrea/congestione nasale». Chiaro che, soprattutto nei mesi più freddi, sintomi del genere fra i ragazzi di una classe si presentano quotidianamente. Anche il direttore generale dell'Ulss ha convenuto che questa definizione sia da rivedere perché troppo estensiva. «Non credo che ignori i protocolli regionali - rimarca Noce - In caso di patologie non sospette per Covid lo studente resta a casa e quando guarito i genitori fanno un'autocertificazione. Ma in caso di minimo sospetto, va fatto assolutamente il tampone. È una misura precauzionale. Voglio vedere se nel caso di un bambino lasciato andare a scuola senza tampone e invece positivo, con il contagio passato agli altri bambini e ai familiari, anche a qualche nonno che finisce intubato, si farebbero gli stessi ragionamenti sconclusionati e inaccettabili che sono circolati in queste ore sui social».
F.Cam.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci