La Cgil: «Personale poco protetto». Ma l'Ulss smentisce

Domenica 29 Marzo 2020
La Cgil: «Personale poco protetto». Ma l'Ulss smentisce
TUTELA DEI LAVORATORI
ROVIGO La preoccupazione per la tutela dei lavoratori dell'Ulss da un lato, i protocolli dall'altro. Nel mezzo, il ruolo dei sindacati che chiedono tutele aggiuntive rispetto a quanto previsto dai protocolli regionali. La tensione, altissima su tutti i fronti, esce con la risposta seccata del direttore dell'Ulss Compostella alla Cgil in diretta Facebook. Da un paio di giorni infatti chiunque si rechi in ospedale ad Adria e Rovigo deve passare necessariamente dall'ingresso principale, farsi misurare la temperatura e indossare una mascherina, a tutela dei degenti e del personale in servizio. «La Cgil si arroga il merito di aver fatto attivare la valutazione all'ingresso degli ospedali di Adria e Rovigo la misurazione della temperatura corporea dei visitatori ha esordito Compostella con l'intenzione di togliersi un sassolino dalla scarpa - Sono contento che si dichiari soddisfatta, ma l'iniziativa è stata voluta e attivata dall'Ulss 5 e non è stata attivata prima perché dovevamo trovare il modo di chiudere le entrate alternative e convogliare l'accesso di tutti i visitatori in un unico punto: infatti a Rovigo, oggi, è possibile entrare solo dall'ingresso principale».
SICUREZZA AMBIENTALE
A Trecenta invece la situazione è completamente diversa. Poiché il San Luca diventerà ospedale Covid e sarà interamente dedicato al trattamento dei casi di coronavirus, si sono creati accessi separati per il personale e i pazienti in modo da rendere sicuri i percorsi riservati al cambio del turno del personale e quelli invece dedicati all'accesso dei pazienti positivi. La Cgil, rappresentata da Davide Benazzo per il comparto sanitario, ha evidenziato nei giorni scorsi dei problemi nella gestione dell'emergenza che si potrebbero ripercuotere sui lavoratori, attaccando anche la strategia principale messa in campo dall'Ulss cioè il rintracciamento dei contatti a rischio e l'isolamento di questi. «Vedere poi gli operatori delle case di riposo disperati già per la mancanza di protezioni e per come si sta strutturando un'organizzazione dove le procedure per i futuri contagi e quarantene sembra più si basi su direttive fai da te, che su un sistema coordinato e controllato, come se il danno che può fare questa epidemia nelle case di riposo non fosse già chiaro a tutti, è una situazione veramente disarmante - sottolinea Benazzo - O si comincia a capire che questa guerra la vinci se proteggi soprattutto il tuo esercito o sarà una guerra persa dove a pagare maggiormente saranno i malati, gli ospiti delle case di riposo e i lavoratori del nostro sistema sanitario».
INTERVENTO REGIONALE
Alle case di riposo, ha detto Compostella, «cerchiamo di dare supporto ma arriverà una risposta dalla Regione. I lavoratori delle case di riposo stanno lavorando al massimo della prudenza per tutelare i loro ospiti». Un altro dei nodi centrali della contrapposizione tra Cgil e Ulss è l'impiego dei corretti dispositivi di protezione: mascherine con filtro o mascherine chirurgiche? «Se è vero che le mascherine chirurgiche non proteggono adeguatamente professionisti e operatori sanitari che vengono a contatto con un soggetto infetto - sostiene la Cgil -, ogni giorno riceviamo denunce da parte di decine di lavoratori che non solo non vengono forniti del necessario per assistere i pazienti in quarantena, ma addirittura mancano le mascherine chirurgiche e vengono riforniti di pezze di tessuto-non-tessuto che hanno la sola utilità di nascondere malamente la bocca o di mascherine di stoffa che devono ogni giorno portarsi a casa a lavare senza un minimo controllo della necessaria disinfezione, oltre ai problemi di contagio in famiglia».
R.Pau.
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