L'INTERVISTA
ROVIGO Un polesano alla conquista della Silicon Valley. Mattia Toso,

Lunedì 10 Agosto 2020
L'INTERVISTA ROVIGO Un polesano alla conquista della Silicon Valley. Mattia Toso,
L'INTERVISTA
ROVIGO Un polesano alla conquista della Silicon Valley. Mattia Toso, 33 anni a ottobre, originario di Polesella, ha fatto i bagagli ed è volato in California. Toso, infatti, lavora per il colosso statunitense Netxflix, è Senior software engineer, programma e scrive software, lavora sulle piattaforme di smart tv e le famose consolle per videogiochi PlayStation e XBox.
Quali sono stati i passi che l'hanno portata a Netflix?
«Mi sono laureato nel 2015 in Ingegneria informatica all'università di Ferrara. Insieme a un gruppo di ragazzi conosciuti in Dipartimento ho partecipato, su segnalazione di un docente, a un bando per una start-up: siamo stati selezionati e ci siamo spostati a Treviso a H-Farm con la nostra Kunerango, una piattaforma per l'Università 2.0, utile per condividere appunti, fare lezioni e ricevimento online. A quel tempo due miei amici e compagni di università lavoravano per Trulia (un'azienda informatica che opera nel campo immobiliare, della ricerca di case per l'acquisto o la vendita, ndr) e lo stesso vertice di Trulia era in contatto con uno dei miei docenti in Dipartimento. In effetti, i ragazzi che già lavoravano a San Francisco erano là proprio perché avevano svolto un tirocinio e sviluppato la tesi in Trulia. Questa rete di collegamenti mi ha aperto un'opportunità di colloquio in azienda e ho colto la palla al balzo: se parli a un ingegnere informatico della Silicon Valley, gli si illuminano gli occhi. Per tre anni ho lavorato a Trulia come software engineer. Poi ho sentito l'esigenza di cambiare e crescere ulteriormente. Sono stato contattato da Netflix, ho sostenuto un colloquio e da novembre 2018 lavoro per il colosso statunitense».
Come è stato l'impatto con il grande sogno americano?
«Ormai vivo negli Stati Uniti dal 2015 e a San Francisco mi sono trovato subito bene. È una città dove si mescolano tante culture, ci sono ragazzi che provengono da realtà diverse. Ho avuto l'opportunità di vivere questa fantastica esperienza, è stato fondamentale il ponte creato dal Dipartimento d'Ingegneria dell'università di Ferrara. Ho condiviso questo percorso con Francesca Guiducci, Giulio Grillanda e Damiano Braga, che sono partiti prima di me».
La nostalgia dell'Italia ogni tanto si fa sentire?
«A livello lavorativo mi sento molto appagato, ma appena posso torno a casa. Mia moglie, Andrea Bergamaschi, vive a Polesella e siamo sposati da un anno. Non escludo, quando riterrò conclusa l'avventura americana, di tornare a vivere in provincia di Rovigo».
Ci sono differenze nella formazione universitaria tra l'Italia e gli Stati Uniti?
«Mi è capitato spesso di confrontarmi con colleghi che hanno studiato nelle più prestigiose università americane come il Mit o le università di Stanford e Berkley, e scoprire che abbiamo la stessa preparazione».
È stato lanciato nelle scorse settimane sui canali social Facebook, Instagram e Linkedin e Youtube del Dipartimento di Ingegneria di Ferrara, il progetto Brand ambassador, con il quale il Dipartimento fa parlare, attraverso brevi video-interviste, studenti ed ex studenti che svelano le esperienze di vita e di studio, le opportunità di carriera.
Ad aprire i lavori del progetto Brand ambassador è stato proprio Mattia Toso, che ha raccontato la bella esperienza negli Stati Uniti. Nella video intervista, il 33enne di Polesella ha riepilogato le tappe del percorso universitario, dalle aule studio del Dipartimento di Ingegneria di Ferrara, passando dall'esperienza in H-Farm a Treviso fino all'arrivo negli Usa, concentrandosi in particolare su quelle che per lui hanno rappresentato le vere carte vincenti del suo percorso.
Il polesano ha avuto la possibilità di studiare e formarsi in un ambiente a misura di studente che gli ha consentito di sviluppare e mantenere forti relazioni con docenti e colleghi, ha seguito e coltivato la passione per l'informatica che a oggi rappresenta non solo un lavoro, ma una vera e propria vocazione.
Alessandro Garbo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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