L'ATTACCO DAI SOCIAL
ROVIGO Un'intervista accorata, di uno dei pilastri della

Venerdì 8 Gennaio 2021
L'ATTACCO DAI SOCIAL ROVIGO Un'intervista accorata, di uno dei pilastri della
L'ATTACCO DAI SOCIAL
ROVIGO Un'intervista accorata, di uno dei pilastri della resistenza polesana al Covid, Simone Bombonato, che con un velo di commozione ha descritto i propri sentimenti in un giorno particolare, il cosiddetto V-Day, quando è stato, proprio per il suo ruolo di coordinatore infermieristico della Terapia intensiva del San Luca, nel gruppo dei primi 40 vaccinati. «Dopo mesi e mesi di fatiche, dopo tanti decessi e tanto dolore aveva sottolineato - è importante vedere un filo di luce. Il vaccino per noi significa la speranza di poter piano piano tornare a vivere in maniera umana. Non esco più di casa da settembre, lavoro 12 ore al giorno, la mia vita è arrivare a casa, mangiare e dormire, e riprendere. Oltre alla fatica immane, è devastante dal punto di vista psicologico, vedo gente piangere tutti i giorni. E in tutto questo è cambiato anche l'atteggiamento della gente: non ne possiamo più e sentire certi commenti incredibili, fa rabbia e demoralizza».
INSULTI A RAFFICA
Parole che non possono lasciare indifferenti e che, invece, hanno registrato, sui social, una serie di commenti inqualificabili, offese e perfino di peggio, da parte di qualche personaggio che più che esternare la propria paura nei confronti del vaccino ha manifestato tutta la propria bassezza morale. E, dopo il sostegno arrivato dai vertici dell'Ulss, dal presidente dell'Ordine dei medici di Rovigo e della Federazione regionale Francesco Noce e dall'Ordine delle professioni infermieristiche rodigino, Bombonato, insieme a Libera Fietta, infermiera vicentina che ha subito lo stesso indegno trattamento, riceve anche il sostegno dei rappresentanti del Coordinamento regionale degli Ordini delle professioni infermieristiche del Veneto: «Da eroi/angeli a destinatari di una campagna d'odio e di minacce: le conseguenze della pandemia in atto sono sotto gli occhi di tutti, anche di chi vuole nascondersi dietro comode cortine di fantomatiche teorie complottistiche e negazioniste. Un fenomeno che non può essere minimizzato o sottaciuto, quello delle offese, degli insulti, addirittura di vigliacche minacce come accaduto con la collega di Roma Claudia Alivernini. Anche lei in prima linea, come Simone Bombonato e Libera Fietta, anche lei testimone dell'importanza del vaccino. A Simone e a Libera va tutta la solidarietà della comunità professionale e tutta la nostra vicinanza, sia sotto l'aspetto professionale che umano. Non è tollerabile che persone e professionisti distintisi per competenza, preparazione e sensibilità, si ritrovino insultati, invitati a cambiare lavoro e fatti oggetto di indecenti attacchi personali, dopo avere spiegato i motivi a favore del vaccino. Dall'inizio della pandemia la professione infermieristica si è ritrovata in prima linea a fronteggiare un'emergenza che non dava punti di riferimento e che non aveva precedenti. Ma lo ha fatto con fermezza, con professionalità, con umanità, senza fermarsi un attimo».
VACCINO INDISPENSABILE
Essere infermieri, ribadisce l'Opi veneto, «significa anche promuovere la salute: vaccinarsi oggi è imprescindibile per la salute propria, dei propri cari, dei propri assistiti, per tutti, nessuno escluso. Vaccinarsi significa anche pensare agli altri. Questo significa essere un vero infermiere, un autentico professionista, una persona seria, consapevole e responsabile».
F.Cam.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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