L'ARIA CHE TIRA
ROVIGO Sul fronte delle polveri sottili, in centro persiste l'allerta

Sabato 11 Gennaio 2020
L'ARIA CHE TIRA
ROVIGO Sul fronte delle polveri sottili, in centro persiste l'allerta arancione, ma Rovigo va comunque meglio rispetto ad altre città dove l'aria è davvero irrespirabile.
Dopo dieci giorni di allarme dovuti al superamento dei limiti previsti per la concentrazione di pm10, l'assessore all'Ambiente Dina Merlo fa un bilancio dello stato di salute dell'aria rodigina. Le condizioni di Rovigo, nonostante i ripetuti sfioramenti, non risulterebbe così drammatica. A differenza di altri centri, in città non è infatti scattato il semaforo rosso e lo stop anche ai veicoli commerciali Euro 4.
LEGGERO MIGLIORAMENTO
«Dai dati Arpav degli ultimi dieci giorni, confrontati con le altre città capoluogo, emerge che la nostra città non presenta i livelli più elevati del Veneto - ha spiegato Merlo assieme al funzionario Barbara Likar - tanto più che queste misurazioni solo da noi vengono eseguite in una stazione di traffico situata in zona urbana, mentre nelle altre città il rilievo viene eseguito in zona extraurbana, non quindi a forte concentrazione di traffico. Tuttavia rimaniamo in allerta arancione, con più di quattro giorni consecutivi di superamento del limite, e questo implica di dover applicare le iniziative previste dalle ordinanze e di tenere alta l'attenzione. Inoltre, l'alta pressione e il nostro clima particolarmente nebbioso con ristagno dell'aria non aiuta a migliorarne molto la qualità».
L'assessore aggiunge che «tuttavia abbiamo inserito nelle ordinanze la richiesta di autorizzazioni e alcune prescrizioni per l'esecuzione dei falò della Befana, con limitazioni alle dimensioni, al tipo di materiali e di alimentazione. Questo ha forse creato qualche critica, ma devo dire anche che ci sono giunti messaggi e manifestazioni di approvazione da parte di cittadini che si rendono conto del valore primario della salute. Anche perché diventa oltremodo increscioso, dopo avere bruciato in un attimo i falò e prodotto polveri che nel nostro clima si disperdono con difficoltà, si sia poi costretti a fermare i mezzi di chi lavora. Non è vero che i falò non abbiano effetti sull'inquinamento. L'accumulo in diverse città dopo la Befana e a Capodanno con i botti lo ha confermato. Ed è pressante l'appello dei medici a tutelare le persone più esposte e fragili».
Una sessantina i mezzi controllati in due giorni dalle pattuglie della Polizia Locale, solo un paio quelli sanzionati.
DATI CONFORTANTI
Se si considerano, però, i dati giornalieri di concentrazione delle polveri con il limite di sicurezza di 50 microgrammi di polveri per metro cubo di aria, sia il numero di sforamenti rispetto a tale valore soglia (secondo le normative, non dovrebbe essere superiore a 35 l'anno) e analizzando i dati storici degli ultimi 15 anni, il numero di sforamenti risulta notevolmente diminuito in tutta la Pianura padana e anche in Veneto, così come è diminuito il valore di concentrazione media del Pm10 annuale.
«Merito del miglioramento tecnologico degli impianti di riscaldamento ha spiegato Merlo - una maggiore diffusione del metano come fonte energetica e le ridotte emissioni che si riscontrano con le autovetture di nuova generazione. Ciò non toglie che si verifichino durante l'anno picchi di inquinamento, ben superiori al valore limite, e che questi si ripetano per giorni determinando rischi per la salute e stress all'apparato respiratorio».
Dai dati degli ultimi quattro anni a Rovigo, il numero di sforamenti è stato di 69 giorni nel 2019, 49 nel 2018, ben 80 nel 2017 e 42 nel 2016, è evidente che si riscontra una forte variabilità legata soprattutto alle condizioni climatiche e di piovosità.
Roberta Merlin
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