L'ANALISI
ROVIGO Dopo Venezia, c'è Rovigo. Purtroppo, però, non in

Lunedì 3 Dicembre 2018
L'ANALISI
ROVIGO Dopo Venezia, c'è Rovigo. Purtroppo, però, non in una classifica virtuosa, ma in quella sul costo della tassa sui rifiuti, la Tari, che vede appunto il capoluogo polesano con le scoasse più salate del Veneto, eccezion fatta per una città come Venezia, che per la sua natura e per gli afflussi turistici, ha problemi e spese ben diversi.
TARIFFA SALVATA
Anche nel 2018, come ormai da tempo, Rovigo brilla per l'onerosità di quanto chiede ai cittadini per smaltire i suoi rifiuti. E in sede di approvazione del bilancio, lo scorso gennaio, il sindaco Massimo Bergamin ha fatto capire che è andata anche bene, perché dopo la stangata del 2017, quando è stato deciso un aumento del 3% di tutte le aliquote rispetto al 2016, sia sul fronte residenziale che per quello commerciale, poteva arrivare un ulteriore ritocco, ovviamente al rialzo: «Grazie all'attivazione della raccolta differenziata - ha sottolineato il primo cittadino - Ecoambiente ha già ottenuto dei risultati che hanno permesso di non aumentare la Tari».
IL PANORAMA
Il bicchiere dei rifiuti, quindi, per l'amministrazione sembra essere mezzo pieno. Per capire, però, come vanno le cose nel resto nel Veneto, basta dare un'occhiata alla classifica stilata dall'Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva sui costi sostenuti dai cittadini per lo smaltimento dei rifiuti in tutti i capoluoghi di provincia nel 2018, prendendo come riferimento una famiglia tipo composta da tre persone e una casa di proprietà di 100 metri quadri: a Rovigo si spendono 270 euro, mentre a Belluno, che pure rispetto al 2017 ha fatto registrare un aumento del 2,6% della Tari, 153. Vero è che Belluno è proprio il capoluogo di provincia più economico di tutta Italia e che a Venezia la Tari per la famiglia tipo e di 377 euro. È vero anche che la media veneta è di 236 euro e Rovigo si trova abbondantemente al di sopra. A Padova la spesa è 214 euro, a Vicenza 208 e a Verona addirittura 193. Treviso, invece, è passata alla tariffa puntuale, un sistema di calcolo che si basa sul quantitativo di rifiuti prodotto dal singolo utente e che premia i comportamenti virtuosi.
I PROGETTI
È lo scopo che si è prefissa anche Ecoambiente per Rovigo, con l'introduzione dei cassonetti intelligenti, che non si sa quando entreranno in funzione. Questi, peraltro, arrivano in un sistema non virtuoso, il solleva dubbi: se con la tessera delle scoasse si paga in base a quanto indifferenziato viene buttato nel cassonetto, l'abbandono dei rifiuti, che già ora ha livelli altissimi, rischia di aumentare. Volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, in questo modo calerebbe il conferimento ufficiale di rifiuti indifferenziati, a beneficio delle classifiche, ma sarebbe giocare sporco.
A pesare sulla Tari è il meccanismo di funzionamento di questa tassa, che deve sostenere il costo totale del servizio, che per il 2017 era stimato in 9.135.703 euro. Ma anche, ulteriore nota dolente, il milione e 400mila euro di insoluti. Nel mezzo è entrata anche la questione dell'avvio della raccolta differenziata porta a porta nelle frazioni, che porterà benefici a lungo termine, ma che ha avuto un costo di avvio.
Francesco Campi
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