Inchiesta sulla truffa Caster, assolta l'imputata rodigina

Venerdì 22 Marzo 2019
MAXI-TRUFFA
ROVIGO Merci ordinate e non pagate, rivendute sottobanco e sottocosto, prevalentemente in Nord Africa, per un valore totale di oltre tre milioni di euro, utilizzando come schermo aziende in difficoltà, acquistate per spenderne il buon nome sul mercato e poi facendole fallire. Ma quella che secondo la Procura di Rovigo era stata una maxi truffa che aveva visto raggirati circa centocinquanta fornitori del Nordest e che aveva portato anche all'accusa di associazione per delinquere e a dieci arresti, è stata cancellata dal tempo trascorso. Tutto risale al biennio fra 2005 e 2006 e ieri il Collegio del Tribunale rodigino ha dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione dei reati di truffa e di appropriazione indebita oltre che per quello associativo e per riciclaggio che il collegio ha riqualificato in tentato.
Dei 16 imputati, quindi solo tre sono stati condannati per le uniche imputazioni rimaste in piedi relative alle bancarotte: Fulvio Bonzini, 66 anni di Varese, a 3 anni e 10 mesi; Giuseppe Capparotto, vicentino di 65 anni, a 4 anni e 6 mesi; Sergio Solinas, 61 anni di Padova, a 5 anni. Assolta, invece, per non aver commesso il fatto, Marina Bellesia, 53 anni, di Pontecchio Polesine, difesa dall'avvocato Massimo Zuppa, che dopo la sentenza ha commentato: «Dopo tanti anni in cui era stata additata come una delle responsabili di tutto, finalmente ha avuto giustizia».
Soddisfatto anche l'avvocato Federico Donegatti che difendeva tre dei 16 imputati «che erano stati accusati spiega - di aver fatto parte di quella che, gonfiando tutto, era stata definita associazione a delinquere, ma che avrebbero casomai commesso dei meri illeciti di natura civilistica».
Le indagini, condotte dalla Mobile di Rovigo erano iniziate nel 2005 dopo la denuncia di un imprenditore di Occhiobello, per il mancato pagamento di circa 45 mila euro di strutture metalliche. L'attenzione degli inquirenti si era concentrata sull'azienda polesana Caster, specializzata in commercio di macchine utensili, poi sullo Studio Roma di Milano. Dopo aver acquisito il controllo della Meccanica servizi e della Casterl, nonché dello Studio Roma, i nomi delle società apparentemente solvibili, sarebbero stati utilizzati per fingere una solidità produttiva e commerciale e acquistare ingenti quantitativi di merce piazzata anche fuori dall'Italia, soprattutto in Tunisia e Marocco. La polizia rodigina, infatti, aveva sequestrato, nei porti di Genova e La Spezia, tre container con pezzi meccanici destinati al Nord Africa. Il tutto, mandando in dissesto le società schermo, che in pochi mesi avevano accumulato un debito enorme.
F.Cam.
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