Inchiesta sul fotovoltaico, in 5 finiscono alla sbarra

Giovedì 4 Luglio 2019
Inchiesta sul fotovoltaico, in 5 finiscono alla sbarra
L'INCHIESTA
ROVIGO Sono cinque le persone rinviate a giudizio nell'inchiesta sul fotovoltaico che aveva gettato un'ombra sull'avventura sulla società Elektra. Ieri il giudice per le udienze preliminari Silvia Varotto ha deciso di mandare a processo Nicola Masiero, 56 anni, ex consulente di Asm Set e la moglie Elena Grandi, 49 anni, ex presidente provinciale di Ascom e proprietaria per il 25% di Elektra, la società a cui Asm Set aveva subappaltato la realizzazione dell'impianto fotovoltaico di Bagnolo di Po. Oltre a loro sono stati rinviati a giudizio anche Andrea Sterza, 53 anni, di Lendinara, Thomas Carraro, 42 anni, di Rovigo, e Michele Torri, di Quinzano d'Oglio in provincia di Brescia.
L'ACCUSA
Secondo l'impianto accusatorio formulato dal pm Sabrina Duò, i cinque sarebbero responsabili a vario titolo di false fatture, concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità e imposte evase. Dei cinque, soltanto Masiero dovrà rispondere di concussione. La prima udienza del processo è fissata per l'11 giugno 2020. Gli indagati in tutto erano 11, ma di questi, 4 sono stati prosciolti: Michele Saltarelli, 32 anni, di Badia; Giuseppe Sofia, 59 anni, di Vicenza; Alessandro Cremonesi, 52 anni, di Rovato (Brescia) e Franco Zonta, di 57 anni, di Mirano. Due invece gli assolti: Stefano Marchetto 47 anni, e Stefano Zennaro, 54 anni, entrambi di Rovigo.
L'indagine, condotta dalla Guardia di Finanza era nata alla fine del 2014, esplodendo nell'agosto del 2015, quando scattarono varie perquisizioni. Tutto ruotava attorno all'impianto fotovoltaico di Bagnolo di Po: per la realizzazione il Comune aveva indetto una gara d'appalto da circa 600mila euro. L'unica partecipante era stata Asm Set, la società del gas controllata dal Comune di Rovigo, che ne aveva subappaltato la costruzione a Elektra, di cui all'epoca era socia al 25% Elena Grandi. Le indagini si erano estese anche ai fornitori e ad alcuni volti noti della politica, poi usciti di scena. Secondo la Procura, tra il 2011 e il 2013 Masiero e la moglie Grandi avrebbero emesso fatture false per un imponibile di quasi 450mila euro. Per l'accusa l'ex consulente avrebbe chiesto tangenti ai fornitori pari al 15-20% dell'importo dei lavori, dietro la promessa di assegnare loro l'incarico.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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