In nove mesi registrati 131 morti in più nel capoluogo `

Lunedì 26 Ottobre 2020
In nove mesi registrati 131 morti in più nel capoluogo `
STATISTICA
ROVIGO Nei primi nove mesi di quest'anno a Rovigo si contano 131 decessi in più rispetto allo stesso periodo del 2019. Si tratta di un aumento davvero grande e forse la dimostrazione del fatto che l'epidemia da Covid-19 ha ucciso più persone di quelle che si ritiene, ma non necessariamente per colpa del virus. Le morti ufficiali avvenute nel capoluogo e attribuite al coronavirus sono poche, visto che la quasi totalità dei decessi sono poi avvenute al Covid hospital di Trecenta, ma è evidente che l'aumento della mortalità dimostra gli effetti della pandemia mondiale.
I NUMERI
Secondo i dati elaborati dell'Ufficio Statistica del Comune sui dati dei Servizi demografici, il picco di decessi è stato raggiunto a marzo, con 130 morti, ben 50 in più rispetto allo stesso mese dell'anno passato. Già da ottobre 2019 si vede che i decessi sono aumentati rispetto al passato, con 105 morti, 20 in più di ottobre 2018. Poi novembre con 92 morti (86 nel 2018) e a dicembre 90 (85 nel 2018). Nel primo mese di questo annus horribilis che si sta vivendo, a Rovigo sono scomparse 98 persone, solo tre in più rispetto allo stesso mese del 2019. A febbraio si sono avute dieci persone morte sempre rispetto al 2019. Poi a marzo il crollo, con il dato già citato, e un trend negativo che è rimasto costante: ad aprile 124 morti (più 30), a maggio 101 (più 22), a giugno 96 (più 7), a luglio 77 (meno 1), ad agosto 110 (più 35) a settembre 78 (meno 5).
COVID NASCOSTO
A oggi, stando ai dati ufficiali dell'azienda sanitaria polesana, sono in tutto 51 i morti ufficiali da Covid. Ciò che colpisce è che l'intera provincia, sulla carta, sia la meno ferita di tutto il Veneto, perciò è quantomeno curioso che in realtà sul solo capoluogo ci sia stato un aumento del genere dei decessi. Come è possibile? Una prima ipotesi è che potrebbero esserci stati dei pazienti positivi e che nessuno ha mai verificato. La mancata esecuzione di test per verificare l'eventuale contagio sulle morti avvenute in altri reparti potrebbe esserne la dimostrazione. L'impressione, quindi, è che l'aumento della mortalità possa essere stata causata da decessi in qualche modo collegati al virus e un'ammissione, in questo senso, giunge proprio dall'Istat e dall'Istituto superiore di sanità. A inizio maggio è stato rilasciato un rapporto denominato Impatto dell'epidemia sulla mortalità totale della popolazione residente, evidenziando come a livello nazionale, nel solo mese di marzo, all'inizio dell'emergenza sanitaria, la mortalità a livello medio sia aumentata del 49,4 per cento rispetto alla media dello stesso mese, calcolata tra il 2015 e il 2019.
LE IPOTESI
Secondo l'Istat e l'Iss, però, l'aumento delle morti non legate direttamente alla pandemia sono da ricondurre a tre possibili ipotesi: «Una ulteriore mortalità associata al Covid (decessi in cui non è stato eseguito il tampone) - si legge dal rapporto - una mortalità indiretta correlata a Covid (decessi da disfunzioni di organi quali cuore o reni, probabili conseguenze della malattia scatenata dal virus in persone non testate), infine una quota di mortalità indiretta non correlata al virus, ma causata dalla crisi del sistema ospedaliero e dal timore di recarsi in ospedale nelle aree maggiormente affette».
È in quest'ultimo punto che forse si trova la principale causa di un simile incremento dei decessi. Perché, è bene ricordarlo e lo fa puntualmente il direttore generale dell'Ulss 5 Antonio Compostella, una delle conseguenze peggiori di questa epidemia è che gli ospedali sono costretti a rinviare visite e interventi per altre patologie che non sono scomparse, mettendo così a repentaglio altre vite umane. Secondo l'Associazione italiana di oncologia medica, la drastica riduzione della prevenzione oncologica durante il lockdown, per esempio, potrebbe determinare un aumento della mortalità nei prossimi anni. Nei primi cinque mesi del 2020, secondo una stima dell'Osservatorio nazionale screening, sono stati eseguiti circa 1,4 milioni esami di screening in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Un ritardo che gli esperti dell'Osservatorio giudicano imponente e che si traduce in una netta diminuzione di nuove diagnosi di tumore al seno (2.099 in meno) e del colon-retto (611 in meno).
Alberto Lucchin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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