Impianto chiuso e addetti in cassa Il polo natatorio non vede spiragli

Domenica 17 Gennaio 2021
Impianto chiuso e addetti in cassa Il polo natatorio non vede spiragli
LA CRISI
ROVIGO Vistosi cali del fatturato, impianto chiuso da tre mesi, dipendenti in cassa integrazione e collaboratori sportivi in attesa che i bonus ristori vengano liquidati. È complicato il periodo che sta attraversando il polo natatorio di Rovigo, sotto la gestione della Rhodigium. Gli effetti della pandemia sanitaria si fanno sentire e l'ingresso alla piscina è consentito solo agli atleti di interesse nazionale, che devono preparare le gare. Ma la direzione ha perso tutti gli ingressi giornalieri, migliaia di utenti che, prima del Coronavirus, vedevano nella nuotata il consolidato rito post lavoro o la tradizionale ora di allenamento in pausa pranzo.
Silvano Lindaver, presidente della Rhodigium Nuoto, non usa mezzi termini: «Siamo messi male, amareggiati. Abbiamo dimostrato che le piscine sono luoghi sicuri, ma non è servito a far cambiare idea al Governo, distaccato dalla realtà. Sono in difficoltà i nostri collaboratori che vivono di sport, mentre i venti dipendenti sono in cassa integrazione».
RISTORI IN RITARDO
Pesano i ritardi biblici nell'erogazione dei bonus una tantum: «La maggior parte dei nostri collaboratori non ha ancora percepito tutti i ristori dovuti. C'è poi un'altra questione delicata da risolvere - avverte Lindaver - tanti contratti sono scaduti il 31 dicembre e siamo in attesa di chiarimenti per sapere come muoverci». Il presidente della Rhodigium presenta il conto: «Rispetto all'anno precedente, nel 2020 abbiamo avuto un calo del 50% oltre ai costi vivi, che sono sempre rimasti: avevamo pensato di svuotare le vasche per un periodo, ma l'acqua a Rovigo costa quattro euro al metro cubo (a Treviso meno di un euro) e per riempirle sarebbero serviti migliaia di euro».
Non è solo una piscina, i numeri vanno paragonati a tutti gli effetti a quelli di un'azienda. «Tra dipendenti e collaboratori sportivi qui abbiamo una settantina di persone, a queste vanno aggiunte altre trenta persone che si sono sempre occupate di centri estivi, feste natalizie, iniziative di Carnevale. Oltre a noi, nell'impianto c'è la palestra Roger Gym chiusa da tre mesi, mentre le associazioni Uguali diversamente e Pettirosso, dove si allenano gli atleti portatori di handicap, hanno rallentato l'attività e si stanno allenando in pochi».
Le uniche soddisfazioni arrivano dal fronte sportivo. «Siamo l'unica piscina aperta in zona: ospitiamo gli atleti di Occhiobello, Adria, i giovani di Porto Viro, il triathlon, i Master che prima erano a Sant'Urbano e, alcune volte a settimana, vengono i portacolori del Clodia Sottomarina. Tutti rispettano le misure di sicurezza in maniera maniacale, non abbiamo riscontrato problemi».
MOMENTO CRITICO
Il momento critico non è passato inosservato ai piani alti del Comune. «Facciamo affidamento sul sindaco Edoardo Gaffeo, ci sono stati confronti e ce ne saranno altri: per il pagamento delle utenze siamo riusciti a ottenere una dilazione, stiamo saldando gli arretrati». Le associazioni di categoria Assonuoto e Fin hanno espresso le rimostranze delle piscine «ma il Governo sembra puntare solo sulle lezioni private, una soluzione poco credibile: come possiamo aprire le piscine senza nemmeno l'utilizzo degli spogliatoi? - si chiede Lindaver - È un sacrificio che stanno già facendo gli atleti: si allenano, si cambiano subito a bordo vasca e tornano a casa, ma non possiamo pensare che una signora di 50 anni, ad esempio, venga in piscina per nuotare senza poi farsi la doccia».
Alla classe politica, Silvano Lindaver chiede scelte uniformi: «Ora si possono allenare massimo sette atleti per corsia: una proposta del Governo è di aprire ai corsi privati, ma con una persona per corsia. Scelta illogica, che non prendiamo in considerazione: sarebbe come aprire l'autostrada e permettere a una sola auto di percorrere un tratto. Tra le proposte avanzate, quella di aprire alle lezioni ma alzando il limite da uno a sette persone per corsia, come avviene per gli atleti». I tempi d'attesa rischiano di allungarsi: «A febbraio non sarà consentito aprire alle strutture, forti dubbi su marzo. È probabile che le piscine riaprano ad aprile, staremo a vedere l'andamento dell'epidemia».
Alessandro Garbo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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