Il vescovo: «Primato alla vita»

Domenica 22 Luglio 2018
Il vescovo: «Primato alla vita»
L'APPELLO DEL VESCOVO
ROVIGO Chiedo a tutti i fedeli di aprire la mente e il cuore. Parola del vescovo della Diocesi di Adria-Rovigo Pierantonio Pavanello, che fa appello ai fedeli polesani affinché facciano una riflessione sul tema dell'accoglienza dei migranti. Un appello molto chiaro ad adottare comportamenti sociali a tutela della vita, non solo della nostra ma soprattutto di quella dei bambini che con le loro mamme o papà tentano di conquistare il diritto a una vita migliore, dove non ci sia una minaccia costante alla loro esistenza.
LA VITA PRIMA DI TUTTO
La via per salvare la nostra stessa umanità dalla volgarità e dall'imbarbarimento - scrive il vescovo - passa dall'impegno a custodire la vita. Ogni vita. A partire da quella più esposta, umiliata e calpestata. La complessità del fenomeno migratorio e la legittima discussione sulle modalità per regolarlo non devono farci perdere di vista l'impegno fondamentale a custodire e difendere la vita di ogni uomo. Come cristiani dobbiamo cercare che i nostri pensieri e le nostre valutazioni, anche nell'ambito sociale e politico, siano coerenti con il Vangelo, che ci chiede di vedere in ogni uomo bisognoso di aiuto e di accoglienza l'immagine di Cristo afferma il vescovo.
RESPINGIMENTI CONTESTATI
La presa di posizione della Chiesa è un invito a ritrovare umanità ed empatia, in netto contrasto rispetto al clima che invece sta alimentando i respingimenti e che sta dilagando, come dimostra la diffusione e condivisione sui social di fake news riguardanti il fatto che le foto dei bambini annegati in mare sarebbero artificiose quando invece, purtroppo, di artificioso c'è ben poco. L'invito dei cattolici è quello di riportare la tutela della vita umana in cima alla scala dei valori rispetto ad altre logiche, politiche o economiche che siano.
IL MONITO DELLA CEI
Il vescovo di Adria e Rovigo riporta i passaggi delle nota della Cei, la conferenza episcopale italiana, diffusa dopo il salvataggio di Josefa, conosciuta da tutti per la foto con gli occhi sbarrati e lo sguardo vitreo. Una foto che ha fatto il giro del mondo e che ha gettato molti interrogativi sulla gestione dei migranti da parte delle autorità libiche. Di fronte a una tale tragedia non ci è dato di assuefarci. Ci sentiamo responsabili di questo esercito di poveri, vittime di guerre e fame, di deserti e torture. È la storia sofferta di uomini e donne e bambini che, mentre impedisce di chiudere frontiere e alzare barriere, ci chiede di osare la solidarietà, la giustizia e la pace dichiara il vescovo Pavanello, ricordando quali sono i valori cristiani proprio in corrispondenza della domenica, giorno in cui molti si accosteranno alla messa. Come pastori della chiesa non pretendiamo di offrire soluzioni a buon mercato - si legge nella nota della Cei - Rispetto a quanto accade non intendiamo, però, né volgere lo sguardo altrove, né far nostre parole sprezzanti e atteggiamenti aggressivi. Non possiamo lasciare che inquietudini e paure condizionino le nostre scelte, determinino le nostre risposte, alimentino un clima di diffidenza e disprezzo, di rabbia e rifiuto.
ACCOGLIENZA DIFFUSA
L'appello del vescovo è di coinvolgerci vicendevolmente in un'accoglienza diffusa e capace di autentica fraternità. Guardiamo con gratitudine a quanti, accanto e insieme a noi, con la loro disponibilità sono segno di compassione, lungimiranza e coraggio, costruttori di una cultura inclusiva, capace di proteggere, promuovere e integrare.
Roberta Paulon
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci