IL VERTICE
ROVIGO Un'ordinanza che lascia parecchi dubbi e perplessità tra

Lunedì 24 Febbraio 2020
IL VERTICE
ROVIGO Un'ordinanza che lascia parecchi dubbi e perplessità tra i sindaci polesani. Il documento firmato dal ministro della Sanità Roberto Speranza e ripreso dal presidente della Regione Luca Zaia, non tranquillizza del tutto i primi cittadini sindaci convocati nel tardo pomeriggio di ieri dal prefetto Maddalena De Luca per affrontare l'emergenza coronavirus: è imposta la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, di manifestazioni pubbliche sia al chiuso che all'aperto, delle discoteche, dei musei e altri luoghi della cultura (come l'Accademia dei Concordi), ma rimarrebbero aperti al pubblico ristoranti, mercati settimanali, centri commerciali e altri luoghi in cui, comunque, l'aggregazione non è di certo inferiore.
DAVANTI AL PREFETTO
Alle 19 il prefetto De Luca ha convocato nella sala consiliare della Provincia tutti i primi cittadini polesani e i vertici delle forze dell'ordine. A prendere la parola per primo è stato il direttore dell'Ulss 5 Antonio Compostella, che ha esposto quale sia il quadro della situazione nel territorio. Su sei casi sospetti, tre sono risultati negativi al test del tampone, mentre gli altri tre sono ricoverati all'ospedale rodigino. «Stiamo seguendo un criterio epidemiologico che riguarda non solo chi è transitato per la Cina, ma anche chi è stato nei reparti dell'ospedale di Schiavonia nei giorni in cui erano degenti i due pazienti infetti, non l'intero ospedale, sia chiaro. Come criterio clinico, poi, seguiamo coloro che presentano sintomatologie respiratorie e hanno febbre e altri sintomi respiratori. Delle sei situazioni osservate, tutte riconducibili a Schiavonia, nel senso che sono passati di là o hanno avuto contatti con persone che hanno frequentato quell'ospedale, nessuna di queste persone fa pensare a un possibile focolaio polesano. È un elemento importante. Il protocollo aziendale è molto alto, come pure l'attenzione. Esprimo un mio personale encomio a tutto il personale Ulss, non solo di Rovigo, perché stanno rispondendo da professionisti autentici e con grande disponibilità. Dal punto di vista di possibili evoluzioni siamo preparati. Tutto quello che deve essere messo in atto per prevenire casi e intervenire su quelli acuti è stato già predisposto. Oltre all'area delle malattie infettive abbiamo predisposto precise aree dell'ospedale dedicate per eventuali pazienti interessati da coronavirus, per separarli fisicamente dal resto dell'ospedale».
I PROBLEMI
Al termine della sua esposizione sullo stato della situazione in Polesine, è giunta l'ordinanza regionale e sono emersi i primi dubbi da parte dei sindaci. Nel documento, infatti, emergono delle lacune che possono creare confusione o comunque, non garantire quella tutela della salute pubblica come in realtà ci si aspetterebbe. Per esempio, un paragrafo lo spiega Compostella: «Nell'ordinanza c'è una indicazione facilmente comprensibile, ovvero quella che negli ospedali e nelle case di riposto le visite siano ridotte al minimo indispensabile: non più di una al giorno». È il sindaco di Crespino Angela Zambelli a far notare un primo problema: «Chi mi dice poi se l'assistito della casa di riposo, portato a casa dai parenti, non abbia avuto contatti con persone esterne potenziali portatori del virus?». Poi, riguardo i centri commerciali, è il collega di San Bellino, Aldo D'Achille, a far notare un altro punto, sostenendo, come altri colleghi, che anche quelli siano dei bacini di pubblico in cui può potenzialmente circolare un portatore sano del virus.
Per quanto riguarda Rovigo, il sindaco Edoardo Gaffeo ha spiegato che «è opportuno mantenere la calma e di fare comunicazioni di natura ufficiale per evitare inutili allarmismi. Abbiamo già attivato un'unità di crisi comunale e siamo pronti ad affrontare qualsiasi tipo di emergenza. Con l'arrivo dell'ordinanza firmata, ora ci attiveremo a livello comunale».
Per quanto riguarda il tribunale, il presidente Angelo Risi ha fatto sapere che dal ministero della Giustizia è arrivata una nota in cui si impone la distribuzione negli edifici giudiziari di gel a base di alcool per la disinfezione delle mani e l'indicazione di non far lavorare personale proveniente da Vo'.
Alberto Lucchin
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