Il sindacato: «Ok in emergenza, ma ora servono regole»

Mercoledì 1 Luglio 2020
Il sindacato: «Ok in emergenza, ma ora servono regole»
LE VALUTAZIONI
ROVIGO «Lo smart working è uno strumento con pregi e difetti che necessità di essere regolamentato, perché la sua diffusione su larga scala è avvenuta in modo improvviso, in una situazione emergenziale, facendo fra l'altro emergere i limiti della digitalizzazione nel nostro Paese». È questa la riflessione del segretario generale della Cgil polesana Pieralberto Colombo. «Intanto lo smart working non è telelavoro, ma lavoro agile. Ci sono delle differenze, soprattutto sulla flessibilità. Il telelavoro è il lavoro in una sede remota, ma con le caratteristiche dell'ufficio, anche dal punto di vista degli orari. Il lavoro agile, se regolato bene, permettere di conciliare meglio i tempi di vita e di lavoro. Importante soprattutto per le situazioni familiari e, in particolare, per molte donne che ancora reggono tutto sulle proprie spalle di madri e lavoratrici. Se, invece, diventa un modo per essere impegnati sempre, senza limiti di orario, finisce addirittura per trasformarsi un boomerang, uno strumento svantaggioso e controproducente per il lavoratore. Per questo è importante una sua regolazione».
UTILIZZO EMERGENZIALE
Per Colombo, «ci sono poi una serie di aspetti che, non affrontati di petto in periodo emergenziale, dovranno essere discussi approfonditamente se il lavoro agile dovesse diventare un qualcosa di strutturale, come sembra essere nelle intenzioni del Governo. Fra l'altro, va registrata una differente percezione da parte dei lavoratori del settore privato rispetto ai dipendenti pubblici, con i primi più inclini ad accogliere il lavoro agile con diffidenza. Oltre la metà delle persone con cui mi sono confrontato ha manifestato il timore di una sorta di marginalizzazione, una sorta di anticamera al taglio del proprio posto di lavoro. Un lavoratore all'esterno, rischia insomma di aprire la strada alle esternalizzazioni vere e proprie che spesso, e ci sono esempi di grandi multinazionali della chimica anche qui in Polesine, di delocalizzazioni di interi uffici amministrativi, con buste paga prima fatte internamente e ora da una non meglio specificata azienda polacca. Per molti, poi, perdere il contatto con il collega va a detrimento della qualità del lavoro stesso, per mancanza di quel confronto che spesso è prezioso. Sfatiamo comunque quell'insopportabile luogo comune usato da chi in modo strumentale polemizza nei confronti dei dipendenti pubblici dicendo che questo è un modo per lavorare meno. Solo per fare un esempio, gli uffici Inps di Rovigo, in questi mesi hanno lavorato a ritmi incredibili e lo dimostrano non solo i volumi di autorizzazioni della casse integrazione ma anche date e orari in cui queste autorizzazioni sono arrivate». Paolo Zanini, della segreteria della Fp Cgil, nota come «Nel complesso non registriamo grandi problemi, anche se tutti i dipendenti lavorano per la gran parte con mezzi propri e ci sono realtà, come in Provincia, dove è stata sospesa l'erogazione dei buoni pasto. Anche dal punto di vista dei cittadini non ci sono stati riscontri negativi, perché i servizi hanno continuato a funzionare. Il Comune di Rovigo sta pensando di regolamentarlo in modo che diventi uno strumento utilizzabile anche fuori dai contesti emergenziali. Va detto che quasi tutti Vanno almeno un giorno in ufficio. E che, comunque, in tutti i Comuni si è lavorato e si sta lavorando su appuntamento».
F.Cam.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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