IL PERSONAGGIO
ROVIGO Due vite parallele, marito e moglie, Ugo e Orlandina, che

Giovedì 26 Aprile 2018
IL PERSONAGGIO
ROVIGO Due vite parallele, marito e moglie, Ugo e Orlandina, che si sono concluse a nemmeno 48 ore di distanza, quasi come i celebri anziani sposi della mitologia greca, Filemone e Bauci, che ottennero dagli dei di poter morire insieme. Venerdì 20 se n'è andato, a 91 anni, Ugo Manfrin, un uomo che, pur nella sua riservatezza, ha scritto pagine della storia sportiva del Polesine da giovane promessa del ciclismo, ai tempi eroici delle strade bianche che furono anche di Coppi e Bartali, domenica invece lo ha raggiunto Orlandina Macignato, Silvana per i familiari, quattro anni più giovane.
FUNERALI CONGIUNTI
Con l'estremo saluto congiunto, oggi alle 16.15 in Duomo, si chiude una pagina di storia personale che è anche Storia con la S maiuscola. Frammenti ora custoditi dalle due figlie Maria Teresa e Maria Flavia. È quest'ultima a ricordare che i suoi genitori «hanno saputo insegnare con l'esempio più che con le parole, una concretezza che all'esterno può apparire anche durezza ma che in realtà è sostanza».
Ugo era nato a Este ma ancora bambino era arrivato a Rovigo sulle orme dello zio Luigi che aveva aperto un negozio di parrucchiere. Silvana, invece era di Roverdicrè, quando ancora era un Comune. Le loro esistenze si sono intrecciate sul lavoro: Ugo è stato il primo ottico diplomato ad aprire un negozio nel Dopoguerra a Rovigo, insignito nel 1988 del diploma d'onore di Maestro Ottico e nel 2006 della targa di eccellenza da parte dell'Accademia italiana optometristi e contattologi. Orlandina, tecnico di laboratorio fotografico, è stata sua collaboratrice nel negozio oltre che compagna di vita.
CICLISTA PROVETTO
È stata la passione per la bicicletta ad aver consegnato a Manfrin un posto d'onore nello sport polesano, pioniere del ciclismo amatoriale e fondatore del Pedale Polesano nel 1971 dopo una giovinezza da grande promessa. Nel 1948 il Gazzettino scriveva dell'allora 22enne Manfrin «dilettante senior che ha cominciato a cimentarsi dal 1942 raggiungendo, fino alla fine del 1947, 18 vittorie». Nel 50 la Gazzetta dello Sport scriverà che «il ragazzo saprà ottenere nuove affermazioni, perché ha stoffa». In realtà, non passò mai professionista, anche perché, ricorda la figlia Flavia, «spesso raggiungeva le sedi di gara in bici, il giorno prima». Altri tempi, persone di una fibra possente. Che hanno visto con i loro occhi quello che ieri si celebrava: «Il giorno della Liberazione era in piazza ricorda la figlia quando arrivò un sidecar dei soldati inglesi, seguito dalle camionette degli scozzesi e degli indiani».
Prima c'era stato il periodo fascista e quel segreto mai rivelato: «Ancora ragazzino, lavorò nella Tipografia De Giuli. Si accorse che di notte qualcuno faceva lavorare le macchine. Scoprì che venivano stampati i documenti per gli ebrei ma non l'ha mai rivelato a nessuno».
F.Cam.
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