Il ministro Lezzi: «La Zes ci sarà: tocca alla Regione indicarci le aree»

Domenica 21 Luglio 2019
ZONA ECONOMICA
ROVIGO La Zes in Polesine si farà. A confermarlo è il ministro per il Sud e la Coesione Sociale Barbara Lezzi: «Il tema sarà oggetto delle mie richieste al tavolo per la stesura della legge di Bilancio - sottolinea - Intendo soddisfare le legittime richieste che sono arrivate da Veneto e Toscana: per far questo, però, dovrò agire di concerto con il ministro dell'Economia, con il quale si dovranno individuare territori, risorse e criteri, come stabilisce la legge».
Il ministro, in quota al Movimento 5 Stelle, in una comunicazione indirizzata al capogruppo M5S di Palazzo Nodari Mattia Maniezzo, smentisce di volere chiudere la porta in faccia alla Zona Economica Speciale formata da una trentina di Comuni tra la provincia di Rovigo e quella di Venezia. «Sono il ministro per il Sud e la Coesione territoriale ed è, quindi, mio preciso dovere sostenere tutte le zone svantaggiate del nostro Paese - spiega la Lezzi - E lo faccio con orgoglio». La Zes altro non è che un pacchetto di agevolazioni fiscali e una serie di aiuti per l'insediamento industriale in territori svantaggiati. Realtà di questo tipo ne esistono in varie parti del mondo, dalla Cina al Marocco, fino alla Polonia, per citare un esempio europeo. Nel 2017 è stata data la possibilità di aprire le Zes anche in Italia, dando alle Regioni il compito di definire un piano strategico e quali comuni inserire nel piano, a patto che avessero un nesso funzionale economico e un porto di riferimento, detto core.
LA PROPOSTA
Lo scorso anno, caldeggiata in primis da Confindustria di Venezia e Rovigo, si è concretizzata la candidatura del Polesine e di parte del Veneziano per la realizzazione di una Zes, prevedendo, per la sola provincia rodigina, un indotto di circa 26 mila posti di lavoro e almeno due miliardi di euro a cascata su tutto il territorio, non solo nei 16 comuni direttamente coinvolti in questa zona di sviluppo. In primavera, però, l'iter ha subìto uno stop a livello statale, facendo salire sindaci, industriali e sindacati sulle barricate, arrivando persino a chiedere l'intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del premier Giuseppe Conte. Pare, però, che le proteste polesane abbiano sortito l'effetto sperato sul ministro Lezzi.
NON SOLO MEZZOGIORNO
«La possibilità di istituire le Zes non è esclusiva delle regioni del Mezzogiorno - aggiunge la Lezzi - Nella legge di bilancio, così come richiesto, inserirò la possibilità anche per le aree di crisi industriale complessa, sempre legate a un porto. È chiaro, però, che non potrò destinare lo stesso regime di aiuti dal Fondo Sviluppo e Coesione di cui presiedo la cabina di regia. Come ho scritto, il vincolo è inderogabile». Il Fondo a cui accenna il ministro in quota Movimento 5 Stelle, che si aggira sui 300 milioni di euro, è stato fortemente voluto da lei stessa, però «non sono fondi europei e hanno un vincolo di destinazione: l'80% deve essere speso al sud». Di conseguenza, per la Zes veneta si andrà avanti, ma del Fondo potranno rimanere a disposizione del Nord solo quando avanzato negli investimenti nel Meridione. Ad oggi sono state istituite tre Zone economiche: Campania, Calabria e la recentissima Jonica (Puglia e Basilicata). Il Polesine pare attenderà ancora qualche tempo, ma diverrà una Zes: «Daremo soddisfazione alle richieste che sono arrivate dal Veneto conclude il ministro - Chiedo a tutte le regioni, che ancora non hanno concluso i lavori, di avviarsi in brevissimo tempo a chiudere l'iter. Sono trascorsi oltre due anni da quando è stata introdotta questa possibilità, i cittadini e le imprese non hanno tempo da perdere».
Alberto Lucchin
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