IL CONVEGNO
ROVIGO Una città che produce salute e si prende cura dei residenti,

Martedì 25 Giugno 2019
IL CONVEGNO
ROVIGO Una città che produce salute e si prende cura dei residenti, chiama la sanità a rapporto, e insieme analizzano i bisogni del territorio. Si deve completare così «l'integrazione tra sociale e sanitario» per ridurre la distanza tra i bisogni delle persone e il diritto ad avere risposte di salute, secondo Stefano Cecconi, responsabile delle politiche della salute della Cgil nazionale. Perché se la sanità non è solo ospedale, e la salute non è solo sanità, secondo il sommario del convegno Salute e territorio organizzato alla Gran guardia da Camera del lavoro e Spi Cgil, allora vanno messe insieme risorse per i servizi sociali e per il budget di salute che serve a definire quantità e qualità delle risorse necessarie al benessere fisico, psichico e sociale. Magari anche battendo i pugni sul tavolo, visto che il rapporto fra la spesa sanitaria e il Prodotto interno lordo in Italia resta sotto la soglia minima, e non cambia dal livello registrato a inizio anni 2000, cioè al 6,3%.
I PROBLEMI
Nel frattempo, però, la spesa sta facendo i conti con fattori come la mancanza di medici specialisti e di Medicina generale, il progressivo invecchiamento della popolazione, quindi con i bisogni emergenti dalle cronicità e dalla non autosufficienza, ad esempio. Bisogni che richiedono un nuovo sistema di organizzazione dei servizi, ma per produrre salute serve agire anche in materia di ambiente, sui redditi e l'istruzione. «Il reddito e un'istruzione adeguata sono i primi due fattori di salute», ha detto Cecconi. E quindi è evidente che «la sanità non ce la può fare, da sola, a produrre salute». Così servono anche città in grado di farlo.
IL CONFRONTO
Di questo, e di altro, si è parlato con gli altri relatori Nicoletta Biancardi, Domenica Lucianò, il presidente dell'Ordine provinciale dei medici Francesco Noce, la presidente della cooperativa Laerte di Rovigo e presidente di Federsolidarietà Cristina Santi, e Renato Bressan della segreteria dello Spi Cgil del Veneto. Ospiti in sala i consiglieri regionali Patrizia Bartelle e Graziano Azzalin, Fulvio Dal Zio già segretario provinciale della Cgil e da qualche mese segretario organizzativo dello Spi Cgil del Veneto. Nei saluti iniziali, il sindaco Edoardo Gaffeo aveva affermato che sui temi della salute le amministrazioni comunali hanno la necessità di essere parti attive e di «fare sistema», perché la sanità «è prevenzione, è fatta di stili di vita corretti e anche dell'associazionismo che intercetta le esigenze sociosanitarie». Margaret Crivellari, già sindaco di Taglio di Po e segretaria della locale Lega Spi Cgil intercomunale, ha moderato gli interventi aperti dalla relazione della segreteria generale dello Spi provinciale Biancardi.
L'ALLARME
Dopo le nuove schede ospedaliere in base al Piano sociosanitario regionale, ha detto Biancardi, «l'ospedale di Adria è rimasto spoke, ma resta il problema delle risorse spostate dal pubblico al privato e non al territorio». Biancardi ha citato anche le conclusioni dell'Indice della salute, la classifica del Sole 24 Ore che punta a «misurare qual è il territorio più sano su base provinciale», in rapporto a indicatori come i decessi causati da tumore o infarto, il consumo di farmaci per malattie croniche e la disponibilità di medici di famiglia e pediatri in rapporto alla popolazione.
LE PROPOSTE
L'Indice ha misurato Rovigo insieme a Rieti e Alessandria agli ultimi tre posti nazionali su 107. Cosa occorre fare allora sul tema Salute e territorio? Secondo Biancardi serve «aumentare la prevenzione e applicare a tappeto la medicina di iniziativa: il Veneto su questi capitoli spende ancora poco», ha detto la segretaria generale del Sindacato pensionati Cgil locale, che chiede anche di investire sull'organizzazione dei gruppi di medicina integrata «per avere gli ambulatori aperti 12 ore», e di applicare la legge sull'invecchiamento attivo, migliorare i tempi delle liste d'attesa e favorire l'accesso alle strutture più vicine alle residenze dei pazienti. Inoltre, le richieste di Cgil e Spi sono potenziare le strutture intermedie e di prossimità, aumentare le impegnative di residenzialità, e quelle di domiciliarità con aiuti più consistenti alle famiglie, e realizzare finalmente la riforma delle Ipab.
Nicola Astolfi
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