IL CASO
ROVIGO «Ho detto solo qualche parolaccia». Questa è l'unica

Giovedì 22 Agosto 2019
IL CASO
ROVIGO «Ho detto solo qualche parolaccia». Questa è l'unica testimonianza rilasciata da solo uno dei nove indagati per i maltrattamenti avvenuti all'Iras. Comportamenti violenti per i quali l'intero gruppo è stato allontanato da tutte le strutture sanitarie nazionali.
Ieri mattina il giudice per le indagini preliminari Pietro Mondaini ha ascoltato gli ultimi quattro inquisiti della vicenda su cui ha indagato la Squadra Mobile di Rovigo. Attraverso due mesi di intercettazioni ambientali, gli uomini del commissario capo Gianluca Gentiluomo, all'alba della vigilia di Ferragosto, hanno destinato nove interdizioni cautelari per percosse e offese nei confronti di tre anziani ricoverati a San Bortolo. Le telecamere nascoste sono state posizionate durante un blitz nella struttura di San Bortolo, attuando un falso allarme di fuga di gas, in modo tale che tutto il personale fosse evacuato e i Carabinieri potessero agire indisturbati.
I MALTRATTAMENTI
Le immagini mostrano come durante i cambi dei pannoloni degli anziani ospiti del Nucleo Arancio usassero modi brutali, muovendo in maniera violenta il corpo delle vittime degli abusi, che non potevano far altro che reagire urlando, visto lo stato di non-autosufficienza in cui versano. Ieri, durante la seconda sessione degli interrogatori, si è ripetuto il copione del giorno precedente.
I quattro che dovevano essere ascoltati dal Gip sono arrivati accompagnati dal proprio avvocato. Hanno atteso nel corridoio il proprio turno, celando dietro gli spessi occhiali da sole le paure e la tensione nervosa. Qualcuno, sapendo che sarebbe stata presente la stampa, confondendosi con il resto del personale del tribunale, ha deciso di aspettare il proprio turno in disparte, facendo in modo che l'ingresso nell'ufficio di Mondaini fosse il più rapido possibile, senza dare troppo nell'occhio. Contrariamente all'altro ieri, però, almeno uno dei nove indagati ha deciso di raccontare al Gip una sua versione dei fatti. Una delle sette Oss accusate di maltrattamenti ha spiegato di avere «detto solo qualche parolaccia», a quanto pare senza dichiarare altro suoi comportamenti e del resto del gruppo (chi più, chi meno) è accusato: schiaffi, percosse, violenze verbali e minacce. Gli altri tre, ciascuno ascoltato singolarmente a intervalli di un'ora, hanno scelto la linea già adottata dai colleghi l'altro ieri, ovvero di avvalersi della facoltà di non rispondere e fare scena muta davanti alle domande del Gip. Al termine degli interrogatori della fase preliminare, su nove indagati, solo uno ha dato la propria versione.
L'ISTANZA
Inoltre, ieri mattina tutti e quattro hanno presentato un'istanza di revoca del provvedimento emanato dal giudice Laura Contini, arrivando così a complessivamente sei richieste di cancellazione dell'allontanamento dalla professione. Il gruppo di indagati (otto donne e un uomo) è tutto polesano. Otto di loro sono nati in provincia di Rovigo, l'unica non del posto è originaria del Marocco. I sette dipendenti dell'Iras, tre a tempo determinato e quattro di ruolo, sono S.E.M., 47 anni, residente ad Adria; F.P., 51 anni, residente a Villadose; F.M., 45 anni, di Rovigo; M.G.S., 52 anni, residente a Rovigo; L.C., 53 anni residente a Rovigo; G.B., 42 anni, residente a Rovigo; M.S., 53 anni, residente a Rovigo. L'uomo, invece, P.C., 50 anni, residente a Rovigo, è un addetto alle pulizie dipendente della ditta Euro & Promos Facility Management di Udine. La collega è M.M. di 56 anni, residente a Rovigo, incaricata del solo rifacimento dei letti, dipendente dell'Ulss 5 distaccata a questo servizio all'Iras. Sono difesi dagli avvocati Francesca Ledda, Andrea Braccioli, Barbara Destro, Riccardo Giandiletti, Elena Perini, Gloria Zanchetto, Cristina Zangirolami, Valentina Verde e Gianluca Masiero.
Alberto Lucchin
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