Il carcere scelto per detenuti pericolosi positivi: allarme della Cgil `

Lunedì 30 Novembre 2020
Il carcere scelto per detenuti pericolosi positivi: allarme della Cgil `
SERVIZI
ROVIGO La casa circondariale di Rovigo trasformata nel carcere Covid del Triveneto. A sottolinearlo, evidenziandone le criticità, sono, in una nota inviata anche a sindaco e Prefetto di Rovigo, il coordinatore regionale della Fp Cgil Penitenziari Gianpietro Pegoraro e Franca Vanto della segreteria regionale sempre della Fp Cgil. I sindacalisti spiegano che il Provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria per il Triveneto il 23 novembre ha diramato una nota con il piano operativo per l'emergenza Covid sul quale, sottolineano, «non vi è stato confronto con le organizzazione sindacali» e che «si discosta da quanto previsto dalla circolare che prevede all'interno di ogni istituto un reparto isolamento in cui collocare detenuti appena arrestati, detenuti provenienti da altri istituti di pena e in attesa dell'esito del tampone, e detenuti positivi al Covid».
L'ALLARME
Questo piano, evidenziano Pegoraro e Vanto, «prevede diversi scenari possibili in un'ottica di progressivo peggioramento della situazione e vengono individuati i due istituti di Trento e Rovigo per contenere i detenuti positivi. Ciò significa che i detenuti positivi di altri istituti, se la sezione individuata come isolamento da Covid non riesce più a contenerli, vanno trasferiti in base alle classificazioni di pericolosità: per Trento solo detenuti e detenute a media sicurezza, mentre per Rovigo ad alta e media sicurezza».
Per rendere questo possibile, a Rovigo si individua un reparto da 34 posti, dedicato ai reclusi positivi, creando già, secondo i sindacalisti, un problema di accessi. «È diviso dall'altro reparto, il lato B, da due cancelli, ma nel mezzo vi è un unica rotonda. Altra cosa in comune tra i due reparti sono le vie d'ingresso: poliziotti e infermieri salgono e scendono per la stessa scala, quindi ci si trova che chi svolge servizio all'interno del reparto Covid sale o scende con chi svolge servizio nel reparto non Covid».
PERSONALE ESIGUO
Altro problema, che aggrava una situazione già difficile per l'appunto segnalata dalla Cgil appena una settimana fa con un'apposita nota, è quello legato alla dotazione di personale. «Pieno di incertezze è il modo con cui dovrà funzionare il reparto Covid: oltre alla sua collocazione, vi è anche il problema dell'avvicendamento del personale che sarà chiamato a svolgere il proprio servizio all'interno del reparto. Avere o meno il personale è molto importante in questa delicata fase, cosa che nel piano non è presa in considerazione. Anzi, si prevede l'assegnazione nel carcere di Rovigo di ulteriori detenuti, oltre a quelli già presenti, classificati di alta sicurezza, positivi al Covid provenienti da altri carceri del Triveneto, che comporta un impiego maggiore di unità di polizia penitenziaria nei vari turni. Nel piano non esiste alcuna indicazione di come reperire le risorse umane per dare man forte al carcere di Rovigo e di assicurare i diritti al personale».
Pegoraro e Vanto proseguono spiegando che «da non perdere di vista è il numero dei poliziotti penitenziari positivi al Covid, attualmente 7, ma possono aumentare. Una situazione che incide negativamente sul buon andamento del servizio, come già incide negativamente il personale che frequenta corsi universitari, ben 19, mentre 9 fruiscono della legge 104/92 (la legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate che prevede speciali permessi di lavoro per chi assiste familiari, ndr). Esiste anche il problema dei tamponi poiché vengono svolti con ritardo, sia al personale che ai detenuti: circa due mesi tra un tampone e l'altro. Il personale infermieristico non è garantito nell'arco delle 24 ore, come mancano apparecchiature di ventilazione. Va anche evidenziato che la struttura ospedaliera di Rovigo, rispetto altre strutture, risulta non attrezzata a contenere nel reparto Covid detenuti classificati di alta sicurezza e questo pone il problema del piantonamento».
Francesco Campi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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