Un milione e mezzo fantasma vaga tra Ecoambiente e Consorzio

Martedì 20 Novembre 2018
SOCIETÀ PUBBLICHE
ROVIGO Un milione e mezzo che c'è e poi sparisce, più alcune valutazioni che lasciano perplessi. L'operazione bloccatasi per i no di Pontecchio e Salara, compreso pure il ripensamento tardivo di Adria che ha lanciato egualmente delle osservazioni, di fondere il Consorzio Rsu (in liquidazione ormai da cinque anni) all'interno di Ecoambiente, sembra prestare il fianco a dubbi su alcuni aspetti, del quale il più macroscopico sembra essere quel milione e mezzo detto. Punto da tenere presente: Ecoambiente oggi è detenuta dal Comune di Rovigo per la grande maggioranza (66 per cento) e dal Consorzio per la parte restante. Quest'ultimo a sua volta è prooprietà in maniera indiretta dai 50 Comuni polesani, con Rovigo che a sua volta ne possiede il 20,41 per cento.
I SOLDI SPARITI
Per la precisione, tornando al punto iniziale, si parla di un milione 596mila euro che Ecoambiente ha investito in opere di manutenzione straordinaria del separatore di Sarzano, che era fermo dal 2014, per poterlo rimettere in funzione e dare un ulteriore senso alla discarica di Villadose ritornata in attività dopo la bonifica fatta dal Consorzio.
Il nodo, a guardare la perizia fatta dagli esperti sia sulla società Ecoambiente che sul Consorzio per l'apporto dei patrimoni e dei capitali dal secondo verso la prima, è rappresentato proprio da questa voce. Se nella stima fatta su Ecoambiente tale cifra viene indicata con accuratezza, in quella sul Consorzio non appare più. Nel senso che pur citando il separatore tra i beni di proprietà di quest'ultimo, non è fatta menzione del fatto che i soldi per rimettere in sesto l'impianto sono arrivati da fuori e probabilmente andrebbero detratti dai 6,9 milioni indicati come valore della struttura di Sarzano. In sostanza, si sostiene nei corridoi politici e amministrativi, è come se uno mettesse a posto una casa di proprietà altrui, poi al momento di comprarla, il titolare non scontasse dal valore la spesa di manutenzione sostenuta dall'acquirente. La forbice, tra l'altro, non sarebbe di un milione e mezzo, ma di tre, perché si va da più 1,5 a meno 1,5.
LE QUOTE AZIONARIE
La questione, poi, non è solo economica. Il considerare o meno tale cifra, modifica i valori patrimoniali delle due realtà: Ecoambiente (con il detto milione e mezzo) viene valutata 9,5 milioni, mentre il Consorzio viene stimato 6,8 milioni, ma togliendo i soldi in ballo, scenderebbe a 5,3. Se si procedesse con tale valore per il Consorzio, nella fusione muterebbe anche la ripartizione delle quote tra i 50 Comuni che sono soci sia di Ecoambiente che del Consorzio stesso (nel secondo caso in modo indiretto).
Poiché di Ecoambiente Rovigo detiene il 66,3563 per cento e il Consorzio (dunque i Comuni tutti, ergo una seconda porzione della società è in mano al capoluogo) il restante 33,6437 per cento, nei conteggi fatti dagli esperti, il Comune capoluogo avrebbe il 51,13 per cento, gli altri 49 municipi la parte rimanente. La partita societaria sarebbe diversa se si mettesse mano a quel milione e mezzo vacante, che porterebbe Rovigo a crescere ancora di più nella ripartizione delle quote, anche se il complicato conteggio manca.
ALTRI DUBBI
Parallelamente a tutto ciò, vi sono altri aspetti minori tra i dubbi correnti. A partire da quelli dei revisori dei conti proprio del Comune di Rovigo, che nella delibera approvata dal consiglio a metà ottobre, segnalano che i costi incrementativi dei beni al centro dell'operazione non possono essere esclusi da questa, così come segnalano che dovrebbero essere considerati, e non è stato, i costi di bonifica e copertura della discarica Taglietto 1 di Villadose nel bilancio del Consorzio, con conseguente impatto negativo sui conti ed eventualmente sul patrimonio netto.
Luca Gigli
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