Un rapporto sessuale sul pavimento del bagno pubblico, nell'atrio della struttura che al tempo ospitava anche il cinema multisala. Lei di soli 13 anni, lui, invece, ben dieci di più. Una violenza sessuale, vista l'età della ragazzina che aveva inizialmente detto di non sentirsi pronta. Ma che poi il 23enne di Crespino, di origini piemontesi, aveva convinto prima usando toni quasi minacciosi, poi in modo più rassicurante, chiedendole se lo amasse davvero. Così come, una violenza sessuale, anche se nell'ipotesi lieve, era stata, qualche mese dopo il bacio estorto a una coetanea della ragazza, che si trovava a casa sua per colorare le manopole dello scooter. Due fatti che, in primo grado, nel novembre 2016, erano valsi al giovane una condanna a 4 anni e 10 mesi di reclusione, oltre al pagamento di un risarcimento alla vittima e dei suoi genitori, assistiti dall'avvocato Pierluigi Rando. Ieri la Corte d'Appello ha sostanzialmente confermato la sentenza del Collegio del Tribunale di Rovigo, limitandosi ad operare una lieve riduzione a 4 anni e 6 mesi. Nel processo il ragazzo aveva spiegato di non avere avuto alcun rapporto con la ragazzina, bensì una relazione segreta con la madre di lei che, lasciata, si sarebbe poi vendicata incastrandolo.
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