Dal Zio saluta: «Il Polesine ha potenzialità, servono leader» `

Giovedì 18 Ottobre 2018
Dal Zio saluta: «Il Polesine ha potenzialità, servono leader» `
IL BILANCIO
ROVIGO In Polesine «ho vissuto la mia esperienza più bella in Cgil», ma di otto anni in Polesine il primo ricordo di Fulvio Dal Zio è legato al momento più difficile: «Non scorderò mai le facce delle persone che avevano ancora un lavoro, ma che non potevano esprimere la loro soddisfazione davanti a chi, invece, il lavoro l'aveva perso». Dal Zio ritorna così al 2011, quando uscirono le liste delle 310 persone immediatamente occupabili all'ex Grimeca dopo l'accordo sindacale con la nuova proprietà, che prevedeva anche, per altre 467, di restare in cassa integrazione. «Poi l'accordo si è dimostrato positivo e i fratelli Betto hanno dimostrato di avere cultura del lavoro: è raro trovare imprenditori che reinvestono tutto in azienda».
IL CURRICULUM
Miranese, poi padovano e rodigino d'adozione, Dal Zio concluderà domani il suo secondo mandato di segretario generale della Cgil provinciale. Ha iniziato la carriera sindacale nel 1989 in distacco alla Cgil di Venezia, come funzionario della Filt, la Federazione dei lavoratori dei trasporti: dal 1979 è dipendente delle Ferrovie, già macchinista e poi capo deposito sovrintendente. Dal 1993 al 2010 ha ricoperto diversi incarichi alla Camera del lavoro di Padova: dal 1998 al 2003 come segretario generale Filt, fino al 2008 segretario generale dei pensionati, infine in segreteria provinciale. Poi nel 2010 Emilio Viafora, oggi presidente di Federconsumatori nazionale, gli chiese la disponibilità a diventare segretario provinciale a Rovigo. «Fu un'elezione turbolenta. Ora certe tensioni non ci sono più, ma la pluralità di pensiero rientra nella normalità di un'organizzazione. Il mio metodo di lavoro è stato cercare di coinvolgere. Anche nell'individuare la persona che mi sostituisce, il percorso è stato partecipato», spiega Dal Zio.
LA POLITICA
All'inizio trovò la realtà che le era stata raccontata? «Il primo impatto, al congresso costitutivo in Gran guardia, fu positivo. Si capiva che a Rovigo c'era un governo: con Fausto Merchiori sono stati anni importanti. Poi al suo posto ho conosciuto delle persone cortesi, ma deludenti dal punto di vista amministrativo: tuttavia, anche la Lega ha dei buoni amministratori».
E il Pd? «Non aver confermato Merchiori a Rovigo e Antonio Lodo ad Adria è stato l'inizio del declino. Succede quando prevalgono piccoli interessi. Continua così anche oggi: il territorio continua a dare spazi a piccoli interessi di bottega, o a inseguire chimere. Penso anche ai giovani industriali rampanti che pretendono di insegnare come si fa, e di scalare una banca. Penso pure a una giovane, Katharina Schulze, che in Baviera ottiene un risultato straordinario con i Verdi, perché possono bastare idee, proposte e un obiettivo politico».
Farà politica dopo la fine del suo mandato? «Non ho ambizioni politiche: è già difficile fare il sindacalista. Avrò un incarico regionale all'interno dell'organizzazione sindacale. Sono stato a un passo dal fare l'assessore a Mirano, invece ho scelto, e avuto la fortuna, di fare il sindacalista. Un lavoro ce l'ho, come ferroviere, e il prossimo anno andrò in pensione».
LA SCOPERTA DEL POLESINE
Appena arrivato che futuro immaginava per il Polesine? «Non conoscevo il territorio e forse è stato un bene: non potevo essere rimproverato di essere l'amico di qualcuno».
Oggi che futuro vede? «Il futuro è nelle mani dei polesani. Non si può considerare il Polesine il Sud del Veneto, perché ci sono territori più deboli, e perché ha tanti punti di eccellenza in tutti i settori: Tmb, Sit, Rpm, e c'è la cantieristica privata più importante d'Italia. Ci sono Mater biotech, Cargill e Bormioli, le aziende della chimica, il calzaturiero di alta gamma, il distretto della giostra, le eccellenze del settore primario, e poi quelle nell'ambiente e nella cultura: dico, per esempio, il dipartimento jazz del conservatorio Venezze. Un altro punto, però, è rispondere alla domanda: chi è il soggetto della regolazione economica e politica? Nel senso di come lo era stata Enel in Basso Polesine, e perché oggi il limite politico è non avere interlocutori forti. La Provincia è stata svuotata di funzioni, ma dipende anche da come si interpreta il proprio ruolo. E temi come la sanità, per esempio, non ammettono divisioni, a prescindere dalle appartenenze politiche, che penso abbiano ancora un significato».
IL SINDACATO
La Cgil in Polesine ha toccato la quota di 38mila iscritti: un risultato raggiunto, spiega Dal Zio, «non solo con la tutela delle categorie di lavoro, ma anche nei servizi individuali: il patronato Inca, l'ufficio vertenze e legale, il servizio fiscale, senza dimenticare Federconsumatori e il Sunia. Siamo l'unica organizzazione insieme all'associazione degli agricoltori a essere rimasta nel territorio: non siamo contro le sinergie, ma le fusioni portano il rischio di rendere periferici. Per la Cgil ci sono margini per crescere ancora nelle aziende e siamo diventati un punto di riferimento per gli immigrati: inoltre abbiamo ottimi rapporti con Caritas e con la Cooperativa Porto Alegre, che è un'eccellenza, diversamente da certi arraffoni dell'accoglienza visti nei territori vicini».
Ci sono scelte che non rifarebbe? «No, perché le decisioni più importanti sono nate dal confronto con la segreteria e il gruppo dirigente».
Nessun rammarico? «Quello di vedere molti giovani che per trovare un futuro lasciano il territorio».
Nicola Astolfi
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci