Guerra alle polveri sottili, anche Rovigo in prima linea

Sabato 25 Maggio 2019
Guerra alle polveri sottili, anche Rovigo in prima linea
LOTTA ALLO SMOG
ROVIGO Rovigo non fa parte di un agglomerato urbano, per questo motivo il capoluogo polesano ha sì aderito al Protocollo aria per l'adozione di azioni comuni tra i sette capoluoghi veneti impegnati nella lotta all'inquinamento e allo smog, ma in modo diverso rispetto alle altre città venete, ad esclusione di Belluno, anche questa non inserita in un agglomerato urbano. La precisazione arriva dal Comune, che spiega in modo dettagliato come l'Amministrazione, guidata in questo momento dal commissario prefettizio Nicola Izzo, sia impegnata sul fronte del miglioramento della qualità dell'aria. Aria che, stando ai dati registrati da Arpav, in questa prima parte del 2019 è stata pessima visti i 51 sforamenti ai livelli di Pm10 registrati nei primi 5 mesi contro i 35 ammessi dalla legge in un intero ano.
COORDINAMENTO TRA COMUNI
«Il Comune si legge in una nota di Palazzo Nodari - ha deliberato l'adesione al Protocollo di coordinamento tra Comuni capoluogo con deliberazione del commissario straordinario del 18 aprile. Grazie a questo Protocollo tutti i Comuni capoluogo del Veneto, inclusa Rovigo, hanno stabilito di coordinare le azioni previste dal Piano regionale di tutela e risanamento dell'atmosfera e di adottare, tutti assieme, anche ulteriori azioni di supporto a questo Piano per migliorare la qualità dell'aria nel proprio territorio». E ancora: «La differenza tra Rovigo e gli altri Comuni capoluoghi del Veneto (esclusa Belluno) sta nel fatto che in questi Comuni il Piano regionale prevede che siano coinvolti nell'adozione delle azioni del Piano anche i Comuni contermini che fanno parte di agglomerati urbani: purtroppo però, poiché non è possibile che un sindaco imponga l'applicazione di un intervento antismog anche al sindaco del Comune vicino, nella valutazione delle attività da implementare attraverso il Protocollo di intesa tra Comuni capoluogo era emersa la necessità di sensibilizzare la Regione affinché le azioni del Piano coinvolgessero attivamente anche tutti i Comuni che fanno parte degli agglomerati indicati sul Piano (escluse Rovigo e Belluno, che non fanno parte di un agglomerato, ma che comunque sono chiamate ad implementare le azioni previste dal Piano regionale)».
PIANI REGIONALI
Ora, che il Piano regionale di tutela e risanamento dell'atmosfera varato dalla Regione comprendesse anche il capoluogo polesano non è mai stato messo in discussione: Rovigo, come precisa la nota del Comune, ne fa parte «fin dalla sua prima approvazione avvenuta con deliberazione del Consiglio regionale del Veneto del novembre 2004 e lo è tutt'oggi che il Piano regionale è stato aggiornato con deliberazione del consiglio regionale del 19 aprile 2016». Discorso diverso è invece il Protocollo di coordinamento tra Comuni capoluogo approvato nei giorni scorsi dal Comune di Padova, nel quale Rovigo e Belluno rientrano parzialmente non facendo parte di un agglomerato urbano al pari di realtà più ampie ed estese come Padova e Vicenza. Un ruolo decisivo, a questo punto, spetta alla Regione, che dovrà essere in grado di coinvolgere tutti i Comuni e le loro amministrazioni nell'adozione di iniziative e norme antismog che siano omogenee con quelle dei Comuni capoluogo di riferimento a vantaggio della salute di tutti i cittadini che proprio i sindaci sono chiamati a tutelare. Nel frattempo, a parlare chiaro su quanto sia necessario intervenire tempestivamente sono i dati: i 51 sforamenti di Pm10 a Rovigo registrati quest'anno sono il valore peggiore degli ultimi anni.
E.Bar.
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