Gambe amputate nell'incidente, scontro tra periti

Martedì 12 Novembre 2019
IL PROCESSO
ROVIGO Hanno raccontato di come, da quel 13 maggio dello scorso anno, le loro vite siano state stravolte e cambiate. Perché tutto, anche solo alzarsi dal letto, è diventato molto più complicato. L'avvocato Pierluigi Bonafin e la compagna Michela Dal Bianco, ieri, si sono seduti al banco dei testimoni nel processo a Francesco Italiano, chiamato a rispondere dell'ipotesi di reato di lesioni personali stradali gravissime. Il 23enne, ferrarese di Portomaggiore, era infatti alla guida dall'Alfa Romeo Giulietta che quel giorno, una domenica, attorno alle 12.30, nel tratto fra Canaro e Polesella della Statale 16, ha colpito l'Harley Davidson Dyna sulla quale viaggiavano l'avvocato e la compagna, finiti a terra e feriti gravemente. Al momento del soccorso, le loro condizioni erano apparse così critiche da mettere in moto un doppio trasporto con l'elisoccorso, in due diversi ospedali, a Verona Borgo Trento e a Padova. Entrambi si sono salvati, ma tutti e due hanno dovuto subire l'amputazione della gamba destra. Grazie alla forza di volontà ed a due costose protesi elettroniche, hanno iniziato nuovamente a camminare, uscire, spostarsi, ma tutto per loro è cambiato.
PROTESI ELETTRONICHE
Hanno infatti spiegato di come, per esempio, attività sportive come lo sci, sono solo un remoto ricordo, che hanno dovuto lasciare la loro casa, perché aveva gradini e scale e non erano più in grado di viverci e che anche per muoversi in macchina hanno dovuto sostenere nuove spese per acquistare auto con il cambio automatico. Una vita in salita che, da appassionati della montagna, stanno affrontando con piglio battagliero, senza nasconderne tuttavia tutte le difficoltà.
Ed è anche per questo che si sono costituiti parte civile con l'avvocato Enrico Cappato. Nel procedimento penale è stata chiamata in causa anche la compagnia di assicurazioni dell'auto dell'imputato, assistita dall'avvocato Enrico Ubertone. Il cuore dell'udienza di ieri, di fronte al giudice Raffaele Belvederi, è stato tuttavia nelle testimonianze dei vari consulenti. Secondo il consulente della Procura, la Giulietta avrebbe viaggiato ad una velocità di circa 100 chilometri orari mentre il limite è di 90 ed avrebbe sorpassato a sinistra la moto che lo precedeva, che aveva tuttavia già messo la freccia a sinistra per immettersi nel parcheggio del Karma Kafè. Il fatto che la freccia fosse innestata al momento dell'impatto, è stato spiegato, risulta dall'analisi del filamento della lampada alogena, deformato come accade in caso di rottura mentre è surriscaldato. Secondo il consulente della parte civile, invece, la velocità della Giulietta era addirittura di 178 chilometri orari. L'udienza è stata aggiornata al 25 novembre.
F.Cam.
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