Franceschini: «Ora se ne sta con Zavattini a raccontarsela seduto sulle sponde del Po»

Lunedì 14 Agosto 2017
Franceschini: «Ora se ne sta con Zavattini a raccontarsela seduto sulle sponde del Po»
(M.Bard.) Nel 2006, prima di consegnare la sua ultima raccolta di versi Bassa Marea, Cibotto scriveva: «Sono in attesa che arrivi l'angelo a prendermi con la funicolare celeste per portarmi via. La mia non è stata quella che si può definire una bella vita, mi è mancato talvolta il vivere. Io inseguivo i vecchi maestri, i libri. Gli altri invece, oltre a questo, avevano le loro famiglie, lo sport, le frivolezze». Nella giornata di ieri, il mondo della cultura e quello della politica hanno voluto ricordare la grandezza di Toni. «Un uomo colto, intelligente, un raffinato cantore della sua terra ha scritto il ministro della Cultura, Dario Franceschini - Avrei voluto fare in tempo a consegnargli la mia raccolta di racconti che uscirà a settembre perché è aperta da una sua frase che, da sola, più di mille saggi o romanzi, racconta cos'è la follia segreta della gente del Po». La frase è ovviamente quella, celeberrima, posta in apertura a Scano Boa: «È inutile cercare sulla carta geografica le località nominate. L'esattezza geografica non è che un'illusione. Il Delta Padano, per esempio, non esiste. Lo stesso dicasi, a maggior ragione, per Scano Boa. Io lo so, ci sono vissuto». In un'immagine commovente, Franceschini immagina poi che Toni stia già risalendo l'argine dal Delta verso Luzzara, dove, a metà strada, incontrerà Cesare Zavattini, altro poeta di nebbia e fiume: «Così, finalmente, lui e Za potranno sedersi in cima alla discesa d'erba che guarda la golena a parlare, con calma del loro fiume e della loro terra».
Anche la Fondazione Campiello piange la scomparsa di Toni che, insieme a Mario Valeri Manera, fu uno dei principali ispiratori e animatori del Premio. Componente della Giuria dei Letterati nelle edizioni dal 1964 al 1999, Cibotto ne fu presidente nel 1972, guidando i lavori di un gruppo prestigioso di intellettuali composto, tra gli altri, da Carlo Bo e Piero Chiara: «L'amore per il Veneto e per la sua terra d'origine, il Polesine, lo ha portato a raccontarne le storie e l'evoluzione della società da molti punti di vista e attraverso cifre e stili diversi: quello dello scrittore, del critico letterario e, non ultimo, del giornalista».
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