Economia ferma, le aziende chiedono aiuto al Governo

Martedì 24 Marzo 2020
Economia ferma, le aziende chiedono aiuto al Governo
IL DECRETO
ROVIGO Fabbriche chiuse. Anzi no. L'elenco dei codici Ateco delle aziende che hanno ottenuto la possibilità di non sospendere la produzione ha fatto sì che le maglie del decreto preannunciato via social dal presidente del Consiglio rimanessero più larghe rispetto a quanto i sindacati si auspicassero. Non a caso i venti di sciopero iniziano a soffiare e molti sono i lavoratori che non potranno dire Io resto a casa. E che, per questo sono comprensibilmente preoccupati.
LA PREOCCUPAZIONE
Molto, spiega il segretario generale della Cisl di Padova e Rovigo Samuel Scavazzin, si deciderà anche sulla base dell'incontro che si terrà questa mattina fra i segretari nazionali di Cisl, Cgil e Uil con i ministri dell'Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri, e dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, proprio per chiarire la posizione delle attività industriali e commerciali che, in base all'allegato al decreto, potranno continuare a operare, ma per le quali non sembra sussistere la caratteristica di indispensabilità o essenzialità. «In questo momento ribadisce Scavazzin - la salute delle persone viene prima di ogni logica del profitto e dei ragionamenti di tipo meramente economico. La nostra richiesta è che tutte le fabbriche in cui la produzione non è indispensabile vengano boccate con l'utilizzo ammortizzatori sociali. Non bisogna solo guardare il settore, ma la produzione specifica: ci vuole buonsenso e responsabilità. Dobbiamo prendere tutte le decisioni che possano aiutare a contenere il contagio e a salvaguardare la salute dei lavoratori».
LE RICHIESTE
Solo ieri, spiega, sono state 427 le domande arrivate tra cassa integrazione e lo specifico intervento a sostegno della sospensione lavorativa, fino ad un mese, del Fondo di solidarietà bilaterale alternativo per l'artigianato, sia su Padova che Rovigo, con oltre un centinaio arrivate proprio dal Polesine. «Trasporti e logistica dovrebbero registrare comunque una riduzione, anche perché Amazon ha dato una priorità alle proprie consegne, fermando quelle non strettamente necessarie. Anche Busitalia ha ridotto al minimo le corse e quindi ha anche meno personale al lavoro. Anche le autofficine adesso stanno chiedendo gli ammortizzatori. Per le imprese artigiane, già il primo decreto aveva fatto registrare una stretta rilevante. Ora arrivano richieste anche di realtà che comunque stanno inevitabilmente lavorando meno. Si pensi a tutto l'indotto dell'edilizia e delle costruzioni».
SETTORE GOMMA-PLASTICA
Restano però aperte, fra dubbi e perplessità di molti lavoratori, le aziende che producono tubi, perché rientrano nei codici Ateco della gomma-plastica così come restano aperte quelle della chimica, senza grosse distinzioni. In Lombardia è già stato proclamato uno sciopero proprio delle federazioni di chimici, tessili e gomma-plastica, mentre a Padova sembrano pronti ad incrociare le braccia anche alcuni operai del settore metalmeccanico. Il problema dello sciopero in aziende che sono state dichiarate di interesse nazionale con uno specifico decreto non è comunque una questione da poco.
ARIA DI SCIOPERO
«La speranza è che proprio nelle trattative di oggi, visto che la chiusura è comunque prevista a partire da domani, si riescano a trovare accordi ed intese sulle tante questioni che sono sul tavolo e sempre con la salute dei lavoratori e dell'intera collettività come interesse primario da tenere in considerazione». In Polesine sono poi chiuse a catena le aziende del settore calzaturiero, che sono una realtà importante soprattutto nella zona fra Lendinara e Villanova del Ghebbo, con tre-quattrocento addetti. «Anche nelle aziende che restano aperte rimarca il segretario Cisl non transigeremo sul rispetto del Protocollo per la sicurezza dei lavoratori del 14 marzo scorso. In questi primi giorni abbiamo raccolto numerose segnalazioni attraverso una persona, un rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale, che ha fatto da filtro per chiarire i primi dubbi dei delegati e quando le situazioni apparivano gravi violazioni delle prescrizioni è poi partita la segnalazione allo Spisal. Comunque in Polesine non ci sono stati, a parte un paio di aziende, e qualche problema iniziale nel settore strategico della grande distribuzione, problematiche gravi».
Francesco Campi
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