«È stato come un tornado: mai viste onde così alte»

Domenica 17 Novembre 2019
«È stato come un tornado: mai viste onde così alte»
GLI INTERVENTI
PORTO TOLLE Con l'Amministrazione che ha modificato l'ordinanza per permettere il passaggio degli operatori, la Sacca era un brulicare di pescatori intenti ancora a sistemare in laguna. Tra questi anche Daniele Motta, 54 anni, proprietario della capanna numero 90, una delle 57 che sono state travolte dalla furia della natura nella notte tra il 12 ed il 13 novembre. Ho avuto la fortuna di aver trovato a casa le chiavi di scorta del fuoribordo perché la mareggiata si è portata via anche quelle che avevo lasciato nel capanno. La barca per fortuna non l'ho persa- racconta l'uomo -. Essendo nostro il capanno di solito lasciamo tutto lì compreso le chiavi delle barche. Venerdì scorso per esempio avevano chiamato Scirocco e le avevo portate a casa per sicurezza, martedì invece c'era acqua alta ma nessuno si sarebbe aspettato quello che è successo. C'era la Bora che di solito fa defluire l'acqua, invece improvvisamente si è girato il vento».
TROMBA D'ARIA
Prosegue nel proprio racconto Motta: «Faccio il pescatore dal 1985, ma non mi è mai capitato di vedere una cosa del genere. Ho parlato anche con colleghi che lo fanno da molto più tempo di me ed anche a loro non è mai successo di avere a che fare con un evento di questo tipo. Il vento è partito da Tramontana per poi girarsi dall'Ostro, in più c'era acqua alta. Ma non può essere stato soltanto quello, un collega che si è trovato qui con il suo mezzo ha sentito che si sollevava da terra, chissà se sia stata una sorta di tromba d'aria o di tornado».
ONDE MAI VISTE
L'uomo vede comunque il bicchiere mezzo pieno: «Per fortuna che nessuno di noi ha preso l'iniziativa di tentare di salvare il salvabile nelle baracche durante la mareggiata, altrimenti sarebbe scappato sicuramente il morto con una cosa di questo tipo. Io sono arrivato quando ormai aveva buttato giù tutto, c'erano ancora delle onde notevoli: un mare del genere qui in Sacca io non l'ho mai visto. Mio papà ha sempre fatto il pescatore, sono venuto qui le prime volte che avevo 8 anni, non ricordo di aver mai vissuto un'esperienza come questa. Non può essere stato solo vento e acqua, perché abbiamo visto anche un capanno intero essere posato praticamente lungo l'argine».
PALI DA ELEVARE
Considerato che per i pescatori la Sacca è un luogo di lavoro vero e proprio il pensiero non può che andare lì. «Soldi a parte per tirare su un capanno magari in una settimana si può fare - spiega l'operatore -. Il problema riguarda i pali a cui sono ancorate: non ci fidiamo più a lasciarli all'altezza attuale per questo li vogliamo elevare. Ieri sera sono venuto qui a mezzanotte e ho visto l'acqua a livello con questa capanna qui che è una delle più alte e che si è salvata nonostante abbia riportato qualche danno».
CAVANE DA LAVORO
Come spiega Motta le cavane, non sono semplici baracche: «Questa situazione sta mettendo in crisi tutto il settore perché la maggior parte dei capanni non servono per andare a pesca e basta, servono per lavorare le cozze. Ci sono coltivatori che ne hanno già pronte per essere lavorate a gennaio. Quindi non ci sono soltanto soldi da spendere per sistemare il capanno, ma non si sa neppure come poter preparare le cozze per la prossima stagione. Il 2 agosto, ad esempio, quando sono andate giù alcuni capanni, c'è stata la solidarietà dei vicini che hanno ospitato chi era rimasto senza, ma adesso che ne sono state distrutte 57 diventa difficile trovare posto per tutti».
VIVAI A RISCHIO
Per quanto riguarda i danni ai vivai, infine, sottolinea: «La quantificazione vera e propria deve ancora essere fatta, senz'altro ci sono dei danni specie negli impianti più vecchi. Ma la preoccupazione è per quelli a mare: non sappiamo come siano messi, quando succede qualcosa lì sono delle perdite cospicue. In laguna se si stacca da un palo si riesce a recuperare, ma a mare è impossibile».
A. Nan.
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