Disabile costretto in casa con 2 positivi

Giovedì 3 Dicembre 2020
IL CASO
ADRIA La convivenza forzata con il Covid sta cambiando le abitudini e gli stili di vita delle persone. Se risulta difficile per un nucleo familiare normale convivere con un membro positivo all'interno della famiglia, figuriamoci cosa accade se nel nucleo familiare vi è anche un soggetto diversamente abile.
È il caso del 50enne Simone Viale, costretto a vivere in carrozzina tra le mura domestiche con la moglie positiva e la figlia di lei, frutto di una precedente unione, con i sintomi del virus. Lui al momento è ancora negativo.
DISABILE TRA I POSITIVI
«Il tampone l'ho fatto la settimana scorsa - spiega Viale -, il prossimo è previsto domani. Dal 23 novembre siamo in isolamento: mia moglie stava svolgendo un tirocinio da operatore socio-sanitario in una Rsa del Basso Polesine. Sono state riscontrate delle positività e anche lei è risultata positiva. Il virus ha colpito anche la figlia 15enne. Non è facile vivere con due positivi in casa per una persona normale, pensate a chi, come nel mio caso, ho bisogno di tutto, visto che mi sposto solo in sedia a rotelle».
Viale si sente abbandonato: «Nessun in questi giorni ci ha chiamato per sentire come stavamo. Lunedì mi sono fatto vivo io con l'Ulss, dopo aver tentato inutilmente per giorni di prendere la linea. Nessuno che ci abbia chiesto chi abbiamo frequentato per il tracciamento dei contatti: se non lo facevo io, nessuno si preoccupava. Ora, dopo otto giorni di isolamento mi hanno chiesto scusa. Vista la situazione avevo bisogno forse di essere trasferito in qualche struttura per non essere contagiato da moglie e figlia».
GRAZIE AI VOLONTARI
Ci sono altri aspetti della vicenda che Viale non riesce a digerire: «Devo solo ringraziare la Croce Verde - puntualizza -. Quando li ho chiamati per farmi portare a casa le provviste alimentari, si sono fatti in quattro per assecondare le mie richieste. Mi sono trovato però di fronte al muro di gomma delle burocrazia in altre situazioni. Essendo chiusi in casa, avevamo finito i soldi. Per due giorni abbiamo tirato la cinghia. La pensione mi è stata accreditata solo ieri. Ho consegnato il bancomat e codice ai Carabinieri che hanno prelevato 200 euro portandomeli a casa. E dire che potevamo mangiare se ci fosse stato concesso di riscuotere la pensione di reversibilità della bambina, la pensione di suo padre, che era già in pagamento la settimana scorsa alle Poste, poco più di 130 euro, quasi il doppio questo mese, grazie alla tredicesima. Ho chiamato i Carabinieri sperando che la convenzione con Poste Italiane per il ritiro della pensione fosse valida anche per noi. Non c'è stato però nulla da fare. La delega per il ritiro della pensione tramite l'Arma vale solo per gli over 75».
Guido Fraccon
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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