Contro il virus del Nilo ora si gioca d'anticipo

Sabato 25 Maggio 2019
RISCHIO EPIDEMIA
ROVIGO Fare il punto per non essere punti: la serata informativa sul tema zanzare, organizzata dal Wwf, ha offerto spunti interessanti per capire quello che ci aspetta sul fronte dell'avanzare del West Nile virus, che lo scorso anno ha avuto una diffusione mai vista, in Polesine come in Italia, e che, con l'arrivo dell'estate, tornerà a ripresentarsi. Una minaccia che spaventa, visto che lo scorso anno in provincia di Rovigo sono stati ben sei i decessi attribuiti al West Nile, un virus ormai endemico, stagionale, con molti aspetti ancora sconosciuti e per il quale non c'è un vaccino.
ATTIVITÀ DI PREVENZIONE
La prevenzione è già attiva, con metodi nuovi e naturali. «Quest'anno ci aspettiamo meno casi dell'anno scorso per una serie di fattori, ma dopo l'esplosione inaspettata dello scorso anno ogni previsione va presa con le molle», ha sottolineato Gioia Capelli, medico veterinario dirigente dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, l'ente che si occupa delle attività di sorveglianza del West Nile in Veneto nell'ambito dei piani regionali, sulla base del piano nazionale.
I CONTROLLI
Un'attività, ha spiegato, che da anni si articola su più fronti: il controllo dei cavalli, unici mammiferi insieme all'uomo che sviluppano i sintomi del virus, il controllo degli uccelli selvatici, che sono il serbatoio del virus, e il controllo delle zanzare, l'unico vettore di trasmissione. Tutto il territorio è tappezzato di trappole per zanzare ad anidride carbonica, distanziate fra loro 15 chilometri, con gli insetti catturati a partire dal mese di maggio che vengono sottoposti a una duplice analisi, quella sulla positività al virus e quella sulla provenienza del sangue che hanno succhiato, in modo da capire le loro abitudini.
ZANZARE IN TRAPPOLA
Da questo, per esempio, emerge che fra i volatili le zanzare prediligono merli, gazze, tortore e passeri, mentre ignorano piccione e storno. La rete di controllo ha un primo risultato concreto: «Grazie alla sorveglianza integrata, che non ha pari nel mondo, siamo stati in grado di mettere in sicurezza le trasfusioni riuscendo a prevenire i casi di trasmissione del virus, facendo scattare i controlli sui donatori non appena viene verificata la prima positività». La dottoressa Capelli ha poi sottolineato che «il 2018 è andato fuori da ogni schema e da ogni previsione. Ci sono state positività tre volte superiori a quello che era stato l'anno più critico, il 2013, l'anno della grande siccità, e il virus ha circolato ovunque. E poi, la prima positività è stata riscontrata a giugno, un mese prima rispetto al solito».
FENOMENO ENDEMICO
Anche dal punto di vista degli effetti sull'uomo, mai si era registrata un'epidemia come quella della scorsa estate. A sottolinearlo, la dottoressa Irene Adami, dirigente medico di Malattie infettive dell'Ulss 5 Polesana: «In provincia di Rovigo ci sono stati 54 casi accertati, con 37 nella forma febbrile, 10 dei quali sono stati comunque ricoverati per un abbassamento delle difese immunitarie, ma sono stati dimessi pochi giorni dopo. Ben 17 invece le manifestazioni del virus nella forma neuroinvasiva, quella più grave, con 6 decessi. Tre erano anziani polipatologici, gli altri tre, invece, persone relativamente giovani, ma in condizioni di immunodepressione».
SINTOMI ASSENTI
Il virus, ha spiegato, è asintomatico in circa l'80% dei casi. Solo il 20% manifesta sintomi simil-influenzali, come febbre, stanchezza, cefalea e dolori muscolari. Solo un caso su 150 mediamente sviluppa la forma neuroinvasiva, prevalentemente pazienti immunodepressi. «L'unica difesa è cercare di ridurre il rischio di essere punti dalle zanzare e, quindi, è fondamentale l'attività di disinfestazione preventiva».
LA DISINFESTAZIONE
Proprio l'aspetto della disinfestazione era il cuore dell'appuntamento organizzato dal Wwf, perché il problema, ha spiegato il presidente Eddi Boschetti, «riguarda la salute pubblica ma anche gli aspetti ambientali». E, per citarne uno, la sopravvivenza delle api. L'anno scorso, vista l'emergenza, sono state adottate misure eccezionali, come le disinfestazioni adulticide. Ma i due entomologi presenti, hanno spiegato che la loro efficacia è decisamente ridotta. Quest'anno, però, si è giocato di anticipo. Come ha spiegato Simone Martini di Entostudio, che collabora con la Regione, «è stata superata l'eterogeneità di comportamenti, in qualche caso assenza di trattamenti larvicidi, in qualche caso tempistiche sbagliate, con un tavolo unico di coordinamento e appalto gestito dall'Ulss e con un capitolato predisposto preventivamente, in modo da individuare le azioni veramente necessarie: i trattamenti larvicidi con prodotti a base di batteri sporigeni, completamente naturali, secondo un calendario preciso e dopo aver mappato caditoie e fossi. Tutto georeferenziato».
Francesco Campi
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