Consvipo, Trombini deciso: «Zanellato deve dimettersi»

Mercoledì 22 Novembre 2017
Consvipo, Trombini deciso: «Zanellato deve dimettersi»
CONSORZIO DI SVILUPPO
ROVIGO «Richiesta di dimissioni immediate dalla carica di presidente del Consvipo»: un nuovo atto dell'infinita querelle sul Consorzio di sviluppo per il Polesine è andato in scena nel corso dell'ultimo Consiglio provinciale con il presidente di Palazzo Celio Marco Trombini che ha chiesto la testa di Angelo Zanellato.
TRE ANNI DI BATTAGLIE
Un passaggio che arriva dopo un triennio di schermaglie. A cominciare da quando, nell'ottobre 2014, con il consiglio di amministrazione del Consorzio giunto a scadenza di mandato, Trombini commise l'errore di inviare a un indirizzo sbagliato la mail con i nuovi nomi, facendo sì che il presidente in carica Zanellato rimanesse al suo posto per altri 5 anni. L'anno dopo la Provincia ha avviato le pratiche di recesso, ma il regolamento prevede che i soci non possano rinunciare alle proprie quote senza il consenso degli altri consorziati. E così la fuoriuscita di Palazzo Celio è rimasta lettera morta. Stesso destino per l'iniziativa del sindaco di Rovigo Bergamin. Negli ultimi mesi, particolarmente arrembante negli attacchi al Consvipo, è stata la Lega, per la strana geografia politica del consiglio provinciale, all'opposizione della maggioranza trasversale guidata da Trombini. La Provincia possiede il 42% delle quote dell'ente. Le motivazioni con cui Trombini ha chiesto le dimissioni di Zanellato «sono da ricercarsi ha detto - nel fatto che, pur sapendo da almeno due anni e mezzo delle difficoltà economiche della Provincia, non ha saputo formulare un rilancio concreto e un ridimensionamento economico del Consvipo».
LA DIFESA
«Trovo tutto molto pretestuoso replica Zanellato di fatto l'accusa è di non aver ricollocato le quote che la provincia vuole dismettere, ma questa è una decisione in capo ai soci e non al presidente. Così come è sbagliato pensare di poter non mettere nel bilancio della Provincia il contributo obbligatorio, perché si rischia di approvare un atto sbagliato. E' dal 2014 che ho formulato proposte per un rilancio dell'ente, ma nessuno ha mai detto niente o fatto proposte alternative».
Francesco Campi
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