Con l'autunno cadrà il peso del debito per il polo natatorio

Giovedì 9 Luglio 2020
Con l'autunno cadrà il peso del debito per il polo natatorio
LA VERTENZA
ROVIGO Ci sono voluti anni, ma il caso piscine si avvicina ai titoli di coda. Un film fatto di tanti colpi di scena, ma che (in teoria) si concluderà con un quasi lieto fine: il Comune eviterà un esborso enorme e le piscine continueranno a esistere. «Per l'omologa con la Banca Popolare dell'Emilia e la fine di tutto quanto, si parla di ottobre», rivela il sindaco Edoardo Gaffeo, l'ultimo regista di questa storia. In autunno è prevista l'udienza con il giudice fallimentare in cui saranno sentiti tutti i creditori di Veneto Nuoto e si valuterà la proposta approvata dal consiglio comunale in pieno lockdown e già concordata con Bper.
L'INTESA
«Era fondamentale che si raggiungesse questo accordo con la banca - precisa il primo cittadino - perché da sola rappresenta il 90% del debito e bisognava prima chiudere con loro. Avessimo fatto tutto per conto nostro, senza confrontarci, l'istituto di credito avrebbe potuto anche muoversi autonomamente e chiedere tutto».
La questione è molto lunga e affonda le radici in diverse amministrazioni comunali. Tutto ha inizio negli ultimi giorni dell'amministrazione di Paolo Avezzù, quando Veneto Nuoto (nata da un'associazione temporanea d'imprese tra Reale Costruzioni, Guerrato, Cles, Cooperativa Costruttori e Padova Nuoto) e il Comune firmano un accordo di project financing per costruire il polo natatorio, richiedendo a Unipol Banca (ora acquisita da Bper) un finanziamento di circa 10 milioni.
IL BUCO
Nel 2014 Unipol ha iscritto in bilancio un debito complessivo lordo di 8,550 milioni. Nel corso di quell'anno, questa classifica come sofferente quel credito, perché Veneto Nuoto da qualche anno ha smesso di pagare le rate del finanziamento. In questa situazione si sono attivate le garanzie del credito, che sono in capo a Palazzo Nodari in virtù di una surroga accordata nel 2005: qualora la società non avesse pagato le rate, la banca si sarebbe potuta rivalere sul Comune. La questione principale è che quando un credito sano diventa problematico, la banca deve mettere da parte in una voce apposita del proprio bilancio chiamata provisioning, una cifra corrispondente alla parte del credito che ragionevolmente non vedrà tornare indietro. È un obbligo dei principi contabili e sia la Banca d'Italia che la Banca Centrale Europea, in qualità di vigilanti, negli ultimi anni sono diventati particolarmente puntigliosi nel verificarne il rispetto. Così, Unipol aveva previsto di incassare da questo enorme credito nei confronti della società rodigina solamente 3,650 milioni, una cifra che a grandi linee il commissario straordinario Claudio Ventrice aveva già previsto di saldare, chiudendo così la vicenda.
L'INTOPPO
L'ex sindaco Massimo Bergamin, però, non ha dato luogo a questo piano e contemporaneamente, nel 2016 Unipol si trovava in una sofferenza tale per cui nel suo bilancio aveva ulteriormente abbassato la pretesa a circa 1,710 milioni. In questo modo Bergamin avrebbe potuto addirittura tranquillamente chiudere con una cifra ancora inferiore, ma così non è stato e nell'ottobre 2018, alla fine, Unipol ha chiesto il conto di 6,7 milioni.
Da lì è iniziata una trattativa per chiudere il debito a una cifra inferiore a saldo stralcio. Gaffeo è riuscito a chiudere questo debito e altri (la cifra complessiva supera i 10 milioni) per quattro o cinque milioni. Quantificarli con precisione è impossibile, perché sull'accordo approvato vige un silenzio tombale, pena l'annullamento.
A.Luc.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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