Case di riposo fanno da sole i tamponi Gli infermieri servono agli ospedali

Mercoledì 5 Agosto 2020
Case di riposo fanno da sole i tamponi Gli infermieri servono agli ospedali
CONTROLLI
ROVIGO Il test ora è fatto in casa. Dal primo agosto i tamponi dello screening agli ospiti e agli operatori delle case di riposo polesane, che devono essere costantemente ripetuti per monitorare la situazione ed evitare l'insorgere di focolai interni, vengono eseguiti in autonomia dalle singole strutture con proprio personale. Se nella piena fase emergenziale erano state costituite dall'Ulss Polesana apposite task force per l'esecuzione dei test in tutte le strutture residenziali extraospedaliere, con la ripresa della normale attività ospedaliera e ambulatoriale, e con la necessità di smaltire le prestazioni arretrate, sembra essere divenuto più difficoltoso liberare personale dell'Ulss da dedicare a questo compito.
L'IMPEGNO
Anche perché i numeri non sono di poco conto. Solo le strutture residenziali per anziani polesane, 21 in tutto, senza contare quelle per disabili, vedono in attività circa 2.150 operatori per occuparsi di oltre 2.300 ospiti. Si tratta, quindi, quasi di 4.500 tamponi da eseguire, con tutte le relative precauzioni e protezioni, almeno una volta ogni 30 giorni, secondo quanto previsto dalle linee guida regionali aggiornate al 29 giugno. A questi si sommano i tamponi per i nuovi ingressi e per le riammissioni nelle strutture degli anziani non autosufficienti, che mediamente sono più o meno una sessantina al mese. Così Ulss e Rsa hanno trovato un accordo sperimentale, con validità trimestrale, fino al 31 ottobre, che prevede che a occuparsi di questa importante mole di tamponi nasofaringei siano gli stessi infermieri delle strutture. Il tutto regolato da un'apposita convenzione che, si legge, «potrà eventualmente essere rivista in relazione a ulteriori disposizioni regionali relative alla riprogrammazione delle tempistiche dello screening», in base alla quale l'Ulss pagherà alle strutture un corrispettivo per ogni tampone eseguito, la cui analisi verrà comunque effettuata dal laboratorio del San Luca o da quello di Padova.
CARENZA DI PERSONALE
Il problema non è nel costo complessivo, stimato in 23.460 euro mensili, quanto nella disponibilità stessa degli infermieri delle strutture residenziali che hanno, come più volte sottolineato negli ultimi tempi dalle organizzazioni sindacali, carenze negli organici anche per la difficoltà riscontrata nell'assunzione di nuovo personale infermieristico. Nella determinazione firmata il 29 luglio dal direttore generale dell'Ulss Polesana facente funzione, Urbano Brazzale, si sottolinea come «con la ripresa delle attività ambulatoriali, l'Ulss 5 non era più in grado di garantire con il proprio personale infermieristico l'attività di screening svolta presso le strutture; tuttavia, permanendo la necessità dell'intercettazione precoce di eventuali nuovi casi in contesti con presenza di soggetti vulnerabili, l'azienda in accordo con i direttori delle strutture, ha definito che tale attività venga svolta con personale infermieristico operante all'interno alle stesse, prevedendo la corresponsione, a copertura delle spese a carico delle stesse per l'accettazione, esecuzione e refertazione dei tamponi, l'importo forfetario onnicomprensivo di 5 euro per ciascun tampone eseguito agli ospiti e operatori presenti nelle strutture e 20 euro per ciascun tampone seguito a domicilio per i nuovi ingressi e le riammissioni».
Francesco Campi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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