Benazzo: «La commissione all'Iras serva a valutare tutte le carenze»

Lunedì 19 Agosto 2019
Benazzo: «La commissione all'Iras serva a valutare tutte le carenze»
SOCIALE
ROVIGO zPerché istituire una commissione regionale per accertare la situazione di un ente commissariato da tre anni dalla stessa Regione?». Se lo domanda il segretario generale Fp Cgil Davide Benazzo, intervenendo sul comitato di tre esperti convocato dalla giunta Zaia per indagare sui fatti avvenuti all'Iras, che hanno portato all'allontanamento dalla struttura di sette operatrici e due inservienti. «Riteniamo positivo che chi ha responsabilità diretta voglia capire e conoscere la situazione dell'Iras. Giusto che la magistratura faccia le indagini e crei i presupposti per punire chi ha sbagliato, ma cosa ancor più importante è che la Politica guardi al dopo, per creare le condizioni perché brutti episodi non si verifichino più, sperando che la commissione non sia un tentativo pilatesco per non affrontare i grandi problemi che affliggono queste strutture», spiega Benazzo.
LE ACCUSE
Visto che la Regione vorrà fare chiarezza sul funzionamento della struttura assistenziale rodigina, il sindacato chiede al tempo stesso che quella commissione si interessi soprattutto di due aspetti: «Il perché del grande debito dell'Iras e del fatto che circa 60 posti sono ancora inutilizzati«. Non solo: Benazzo vuole che sia fatta chiarezza anche sul piano di rilancio dell'ente e sulle condizioni del personale: «Vorremmo anche che qualcuno ci spiegasse il perché da più di un anno si discute di progetto industriale per il rilancio dell'Iras, ma nessuno ne parla più e tutto è fermo, mentre da sei anni, per le difficolta economiche, i lavoratori hanno rinunciato a circa 700mila euro di stipendio. La formazione professionale è una chimera e i ritmi di lavoro nei nuclei sono ormai insostenibile. Sarebbe bello che la stessa commissione andasse a verificare il danno economico sulle famiglie e sui lavoratori sta facendo il ridotto finanziamento della quota sanitaria da parte della stessa Regione. Sarebbe inoltre interessante capire anche il perché si continua a mantenere un mercato che penalizza il pubblico, dato che è maggiormente tassato rispetto al privato, che è pagato alla stessa maniera e gli è permesso applicare contratti di lavoro che pagano sempre meno i lavoratori, riducendo i loro diritti. Sarebbe un sogno se un giorno una commissione regionale si occupasse veramente del benessere degli ospiti rivedendo standard vecchi di 30 anni, quando un ospite non auto sufficiente era un anziano che faticava ad andare in bagno da solo, mentre oggi, con lo stesso personale, si pretende di dare la stessa qualità ad ospiti sempre più complessi, tanto che le case di riposo ormai sono delle lungodegenze ospedaliere».
LE CARENZE
La riflessione del sindacalista, poi, si rivolge all'offerta rivolta a chi si trova ricoverato nella struttura, ritenendo che non ci sia un'attenzione particolare alle loro esigenze. «Vorrei che la stessa commissione mi spiegasse se per maltrattamento all'anziano si intenda solo quello che ora sta verificando la magistratura o se lo è anche lasciarlo solo perché non è possibile creare spazi di aggregazione e animazione, o non poterlo lavare perché non vengono sostituite le assenze del personale e si è in troppo pochi durante il turno, oppure lasciarlo in carrozzina in un corridoio per delle ore a non far nulla. Se questo, come penso io, è maltrattamento, di chi è la colpa?».
Alla fine, quindi, la speranza di Benazzo i recenti fatti di cronaca dell'ente aiutino l'Iras a cambiare in meglio. «Spero emerga una grande alleanza sociale che costringa la Regione a far la sua parte. Ci interessano poco i proclami di Zaia sulla tolleranza zero, sia perché è compito della magistratura, sia perché se è la stessa tolleranza usata nel 2014 per gli Istituti polesani, dove le carenze della Regione sono state enormi. Basta proclami, più semplicemente facciano il loro lavoro con una riforma, assente da 18 anni, che rilanci il settore pubblico, finanzi adeguatamente il sistema e investa sul personale che vi lavora».
Alberto Lucchin
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