Azzalin: «Così ha portato sul palco tutta Rovigo, svendendone la dignità»

Lunedì 10 Dicembre 2018
Azzalin: «Così ha portato sul palco tutta Rovigo, svendendone la dignità»
LE REAZIONI
ROVIGO «Tanti rodigini non avrebbero voluto esserci a Roma, in quella manifestazione, eppure indossando la fascia tricolore Bergamin ha portato sul palco accanto a Salvini tutta la città, perché quella fascia non è una decorazione, un orpello, ma un simbolo e i simboli vanno rispettati, però per un selfie di propaganda accanto a Salvini, invece di metterci solo la faccia ci ha messo la fascia, svendendo così la dignità di un'intera città».
Il consigliere democratico del Pd Graziano Azzalin non ha gradito il fatto che il primo cittadino del capoluogo sia salito sul palco indossando la fascia tricolore e non esita a puntare il dito sulla cerimonia di sabato in piazza Del Popolo. «Da rodigino dico non nel mio nome ribadisce e nemmeno nel nome della mia città. Salendo sul palco in una manifestazione politica di parte e non a titolo personale di militante leghista, ma in veste formale da sindaco, Bergamin ha dimostrato qual è il rispetto che ha per la città che dovrebbe rappresentare nella sua interezza, svilendola a semplice comparsa, a spalla del paron'. Fra l'altro, oltre a non capire la differenza fra funzione pubblica di sindaco e scelte ideologiche private, mi sorprende anche questo attaccamento al tricolore da parte di esponenti di un partito che anni fa seguiva ciecamente un leader che si vantava di utilizzare la nostra bandiera al posto della carta igienica».
Anche la consigliera comunale Giorgia Businaro non esita ad attaccare la scelta di Bergamin: «La fascia tricolore è un simbolo istituzionale e non può essere utilizzata a piacimento dal sindaco di turno: indossarla ad una manifestazione di partito è un'offesa per ciò che rappresenta e per i cittadini tutti. Evidentemente Bergamin non è il sindaco dei rodigini, ma solo di una parte ben precisa. Sarei curiosa di sapere cosa ne pensano i consiglieri di Forza Italia, Presenza Cristiana e Obiettivo Rovigo».
ALLEATI ZITTI
Il tentativo di chiedere un commento su quella sponda cade però nel vuoto. Dietro le quinte più d'uno cerca di sminuire e di dire che non si vuole cadere nell'evidente provocazione per non fare il gioco della propaganda leghista, con lo stesso presidente del consiglio Paolo Avezzù, che recentemente non le ha mandate a dire a Bergamin, che si trincera dietro un diplomatico no comment. Silvia Menon la butta sull'ironia: «Finché è a Roma sul palco con Salvini non è qui a Rovigo a fare danni: più sta lontano da casa meglio è per tutti. Speriamo che nella Capitale resti fino alla Befana e che poi parta per il Carnevale di Rio de Janeiro. Il sindaco ha voluto la ruspa, ma la lascia sempre in garage, preferisce andare in gita a Roma con Italo anziché risolvere i problemi della città. Ma visto che quando è qui fa solo confusione, sono più tranquilla a vederlo sul palco con il suo leader». Per Ivaldo Vernelli, invece, il problema va affrontato in una diversa prospettiva: «Non essendo lì in veste di rappresentante della città non doveva usare quella fascia, che andrebbe onorata con la buona amministrazione e non usata per la peggiore politica, fra l'altro con il cortocircuito del selfie con Salvini sul palco, ma mi spaventa di più la felpa della Polizia indossata proprio da Salvini. La Lega, che ha una gestione militare, sta costruendo un'azione comunicativa subdola e obliqua, con un sapiente uso della comunicazione, virtuale e visuale, che colma il vuoto della loro azione riducendo tutto ad una simbologia distorta a proprio vantaggio. Come il controsenso della citazione di Martin Luther King. Il problema, anche considerando la legge elettorale che è in vigore, non sono tanto loro', ma noi', che non possiamo scendere sullo stesso terreno giocando solo sull'emotività e sulla pancia, ma recuperare la forza di far passare un messaggio diverso».
F.Cam.
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