Azzalin: «Alla fine per il centrodestra è tutta una questione di poltrone»

Lunedì 11 Febbraio 2019
Azzalin: «Alla fine per il centrodestra è tutta una questione di poltrone»
IL PUNTO
ROVIGO Il paradosso è che se la maggioranza non arriva a 17, un'analoga difficoltà a raggiungere questo numero la sta incontrando l'opposizione. Due sono le strade percorribili per far cadere il sindaco: l'approvazione di una mozione di sfiducia, che deve essere presentata da almeno due quinti dei consiglieri, in questo caso 13, anche se poi per essere approvata necessita della maggioranza dell'aula, oppure le dimissioni di oltre la metà dei consiglieri, 17 appunto. Venerdì nello studio del notaio Santoro in via Silvestri si sono trovati in 10: Nadia Romeo con Nello Chendi, Giorgia Businaro e Mattia Moretto per il Pd, Silvia Menon con Marco Bonvento e Mattia Milan per la Lista Menon, il Cinquestelle Francesco Gennaro e gli indipendenti, ex Obiettivo Rovigo e Lega, Alberto Borella e Daniela Goldoni. Dovrebbero aggiungersi nelle prossime ore anche l'ulteriore consigliere del gruppo Pd Andrea Borgato e l'ex pentastellato Ivaldo Vernelli. Totale 12. Il consigliere Matteo Masin, di Coscienza Comune, ha già preannunciato che non solo non si presenterà dal notaio, ma nemmeno voterà la mozione di sfiducia, perché che Bergamin resti sindaco di Rovigo è «una questione che interessa la maggioranza».
LA POSIZIONE DELLA REGIONE
Il consigliere regionale del Pd Graziano Azzalin attacca: «Capisco l'imbarazzo della Lega, di cui Bergamin è espressione, ma non capisco perché le altre forze continuino a giocare al rialzo sulle poltrone, quando il problema non è di chi ci mette il sedere, ma di chi ci perde la faccia. Anche nelle fila di quella che dovrebbe essere l'opposizione, c'è chi preferisce che la città resti nelle mani di questo sindaco: bene ha fatto chi ha forzato la mano andando dal notaio, mettendo nero su bianco la propria decisione di staccare la spina, subito e senza tanti giri di parole, a questa amministrazione disastrosa. Che sia tale lo ha detto il presidente del consiglio Paolo Avezzù, che nel tentativo di rifarsi una verginità politica ha scritto cose condivisibili e durissime. Parlando di atteggiamenti autoritari e prevaricatori, lungi dall'essere segno di forza, del primo cittadino, che hanno portato Rovigo ad essere tagliata fuori dalle scelte economico-politiche e dei servizi industriali pubblici a livello provinciale, limitandone di fatto il peso nelle partecipazioni societarie ed il valore patrimoniale. Questo dice chi ora è arrabbiato per la mancanza di careghe».
REGIONE ALLA FINESTRA
Ma, secondo Azzalin, «i cittadini vedono soprattutto una città allo sbando, senza una guida e senza un'idea, che sprofonda errore dopo errore. Non saranno le dimissioni di Duò o qualche assessorato, né qualche prebenda per qualche consigliere a cambiare la rotta di un'Amministrazione che ha fallito su tutta la linea. E che crea imbarazzo prima di tutto alla Lega, che governa la Regione. Ma lo stesso Zaia assiste impotente alla disfatta del suo partito in uno dei sette capoluoghi del Veneto, ridicolizzato e affossato. Chi tiene a Rovigo, se c'è, batta un colpo. Bastano 17 colpi per voltare pagina. Ma i pistoleri del centrodestra in questo momento preferiscono stare nascosti nel buio».
OPPOSIZIONE ASSENTE
Duro anche l'affondo di Silvia Menon: «Avevamo capito male. Credevamo che in maggioranza ci fosse qualcuno che si vergogna di sostenere un sindaco che ci rende ridicoli in tutta Italia e che in 4 anni non ha risolto nemmeno uno dei problemi della città. Pensavamo fosse scontato che chi siede all'opposizione voglia approfittare di ogni occasione per mandare a casa il sindaco. Invece abbiamo scoperto che per Avezzù, Forza Italia, Presenza Cristiana e Lega è solo un problema di posti in giunta e nelle partecipate, cioè di careghe. Abbiamo scoperto che Masin ha a cuore la delibera di bilancio della Giunta Bergamin più dei leghisti. E abbiamo avuto la conferma che Rossini è ormai arruolato nell'esercito di Massimo e Paolo. Buono a sapersi: è bene che i cittadini sappiano cosa votano. La frase che più si ripetono è che con un po' di asfalto la gente dimenticherà: vedremo».
F.Cam.
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