Arriva poca acqua, allarme generale

Lunedì 18 Novembre 2019
SERVIZI
ROVIGO Quando i rubinetti hanno iniziato a singhiozzare, è dilagata la paura, con il timore che si potesse ripetere quanto era accaduto lo scorso anno, proprio all'inizio di novembre, con il water blackout di 48 ore. Il problema, ieri, è durato poche ore, dalle 10.30 alle 15.30, ma tanto è bastato per far piovere sui social network ipotesi e commenti di ogni tipo. E anche il primo comunicato, diffuso attorno a mezzogiorno da Acquevenete, che pur avrebbe dovuto rassicurare, è stata benzina sul fuoco.
LA SOCIETÀ
«Dalle ore 10.30 circa l'erogazione di acqua avviene con pressione ridotta per i Comuni serviti dalla centrale di Boara Polesine: Arquà Polesine, Bosaro, Ceregnano, Costa di Rovigo, Pontecchio Polesine, Rovigo, San Martino di Venezze, Villadose, Villamarzana. I disagi sono dovuti a un problema di tipo elettro-meccanico alla centrale di Boara Polesine. Non ci sono al momento situazioni gravi legate al maltempo e alla piena dell'Adige, come accaduto lo scorso anno. I tecnici stanno lavorando per risolvere la problematica; i tempi di inerzia dell'impianto fanno sì che ancora non si riesca a indicare un orario preciso per la ripresa del normale servizio. L'erogazione resta comunque aperta per tutti e nove i Comuni, con scarsa pressione. Per i piani alti degli edifici e per i territori più lontani dalla centrale purtroppo può verificarsi mancanza di acqua. Acquevenete si scusa per i disagi e assicura che si sta intervenendo con la massima tempestività. Per potenziare la centrale di Boara Polesine sono già in atto importanti investimenti ed è attualmente in corso d'opera il cantiere da 1.550.000 euro per incrementare la ridondanza di trattamento dell'impianto, a cui seguirà un ulteriore intervento da 5,5 milioni di euro».
IL GUASTO
Nella ricerca di informazioni più precise, non è stato possibile parlare con il vicepresidente di Acquevenete, l'ex sindaco Massimo Bergamin, il cui telefono squillava a vuoto, ma chiarimenti sono arrivati dal direttore generale Monica Manto: «Detto in termini molto poco tecnici, il problema elettro-meccanico è stato una sorta di intasamento di un piccolo tubo, che è stato necessario sostituire. Non una rottura grave, ma ha comportato un rallentamento del processo di depurazione per la riduzione dell'afflusso al clariflocculatore (sostanzialmente una vasca di sedimentazione, ndr) e lo svuotamento delle vasche, con diminuzione della pressione. Non è stato un problema come quello dell'anno scorso, ma ha confermato la fragilità dell'impianto sul quale stiamoi facendo un intervento importante che si dovrebbe concludere nel giro di qualche mese, mentre per completare l'interconnessione di tutta l'area c'è un progetto da 19 milioni. Anche per l'esperienza dello scorso anno, la catena di informazione e la gestione dell'emergenza hanno ben funzionato. Seppur con una pressione ridotta per il riempimento delle vasche, l'erogazione non è stata sospesa, grazie al supporto della centrale di Vescovana, e non ci sono stati problemi di qualità dell'acqua, sempre stata potabile». «La centrale di potabilizzazione di Boara si è già dimostrata un sistema debole un anno fa», sottolinea il presidente di Acquevenete, Piergiorgio Cortelazzo, che rimarca come ieri, «per fortuna, la situazione non era altrettanto seria e i tecnici sono riusciti nel giro di alcune ore a risolvere la problematica. Resta il fatto che è da potenziare. Per questo sono già in corso i lavori, un cantiere da oltre un milione e mezzo in esecuzione, cui ne seguirà un altro, da 5 milioni e mezzo. Ci dispiace per il disagio, al tempo stesso possiamo dire con serenità che stiamo facendo tutto il possibile, sia per gestire nel migliore dei modi un impianto oggettivamente datato, sia per migliorarlo in modo stabile per il futuro».
Francesco Campi
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