Andrà a processo a ottobre la faida delle vongole

Giovedì 23 Maggio 2019
ROSOLINA
Sarà un processo, il terzo legato alle stesse vicende, a far luce su una sorta di faida interna al mondo della pesca, che si è consumata nell'estate del 2014, snodandosi fra le lagune di Porto Caleri e Chioggia, fino ad Adria. Dopo l'avvio di due processi, uno per rissa e uno per calunnia, con alcune posizioni già definite fra patteggiamenti e abbreviati, ieri il giudice per le udienze preliminari Silvia Varotto si è pronunciata sul fulcro della storia, incentrata sulle ipotesi di reato di violenza privata, appropriazione indebita, danneggiamento, lesioni personali e violazione di domicilio, rinviando a giudizio l'amministratrice e legale rappresentante del colosso della molluschicoltura Moceniga Alessandra Siviero e il marito Paolo Zago, entrambi di Rosolina, i fratelli Paolo detto Mario e Gionni Bighin, Stefano Marangon e Diego Doria, tutti di Chioggia. Il giudice ha anche accolto la costituzione di parte civile di due ex soci della Moceniga, Eddy Finotti e Marco Pavan, dell'ex collaboratore Gino Zambon e dei due ex dipendenti Paola Stocco e Francesco Figlia. Proprio quest'ultimo, è il grande accusatore che, con le sue denunce, ha richiamato l'attenzione degli inquirenti su quello che lui ha definito un clima intimidatorio.
Accolta la costituzione di parte civile anche delle tre società, sempre riconducibili alle stesse persone, Rachele, Artemare a Fpz. Di un milione e 662 mila euro la richiesta di risarcimento complessiva formulata dall'avvocato che li assiste, Marco Petternella. Nel capo d'imputazione, che sarà sviscerato nel processo la cui prima udienza è in calendario il 16 ottobre, si riportano episodi di violenze e minacce, in un caso anche con una spranga, danneggiando una roulotte utilizzata da Zambon. Azioni che avrebbero avuto come scopo di impedire di raggiungere le lagune e di recuperare i mezzi di proprietà delle parti offese. A Paolo Bighin si contesta anche di aver dato una manata al volto alla Stocco, con prognosi di 10 giorni, e un calcio a Finotti, con prognosi di 5 giorni. L'episodio più grave di danneggiamento, secondo l'accusa sarebbe stato compiuto da Marangon, Gionni Bighin, Doria e altre persone non identificate nel capannone a Bottrighe usato come rimessa dall'azienda di Figlia: su un furgone è stato scritto con uno spray rosso Se Morti, poi sono stati spaccati i vetri di altre tre auto, due Nissan e un Lincoln Viking. L'ipotesi di reato di appropriazione indebita, invece, è contestata a Zago e alla moglie Siviero: a giugno 2014 avrebbero preso circa 4.000 chili di semina di vongola verace, di proprietà della società Rachele, tre scafandri, una barca da diporto di 5,5 metri e un fuoribordo, intestato alla Stocco.
Francesco Campi
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